CON LA RIFORMA PROFUMO CI VOGLIONO FARE LA FESTA, ma la festa la facciamo noi

Siamo all’inizio del nuovo anno accademico e ci troviamo a fare i conti con l’ennesima riforma dell’università che nulla toglie e poco aggiunge alle riforme che l’hanno preceduta.

Se negli anni passati governi di destra e sinistra hanno perseguito una politica di smantellamento dell’università pubblica attraverso tagli alle strutture e alla ricerca, riduzione delle borse di studio e aumento delle tasse universitarie.

Introducendo aziende e privati nei consigli di amministrazione delle università, ora, oltre a confermare tale impostazione, tentano pure di addolcire la pillola promettendo maggiori servizi ai più “meritevoli”.
All’università di classe riservata ai pochi ci opponiamo rivendicando e riconquistando tutti gli spazi della nostra facoltà!

MERCOLEDI’ 10 ottobre 2012

h.15.30   ASSEMBLEA: “Controindicazioni alla riforma profumo”
h.18.00 APERITIVO con Beppe Rebel, Ruggeman e Zaiteself + dj set con Xian from Degenere Rebel Sound.

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Riforme e tagli: rispediamoli al mittente!

Da ormai vent’anni vediamo il susseguirsi di continue riforme del sistema formativo. Ultima in ordine di tempo sarà la riforma Profumo, per ora solo disegno di legge. Tutti questi provvedimenti fanno parte di un progetto che sta sempre più piegando il sistema della formazione, e quindi anche l’università, agli interessi dei privati e della produzione. L’istituzione di misure come quella dello “studente dell’anno”, che da quest’anno vedrà all’interno delle scuole superiori la scelta dello studente più “meritevole” (ossia di quello che meglio si adegua alla competitività richiesta dal mondo del lavoro) si collega all’introduzione del fondo per il merito in università. Tale fondo, previsto dalla riforma Gelmini, sostituisce le borse di studio prima riservate agli studenti a basso reddito, contribuendo così a creare un’università sempre più riservata a coloro che possono permettersi di pagarla.

Ma il processo di ristrutturazione del sistema formativo che sta interessando l’Italia é un processo osservabile sia a livello europeo che a livello mondiale. Infatti, mentre il processo di Bologna cerca di equiparare e uniformare le università dei paesi all’interno dell’UE, in Canada e in America Latina assistiamo ad un progetto sempre più palese di elitarismo del sistema accademico. Così mentre in Cile da anni gli studenti scendono in piazza per un’università gratuita e non più di classe, in Québec la vittoria degli studenti ha portato al ritiro della legge che prevedeva le tasse raddoppiate già da quest’anno accademico.

La lotta paga!!

Quello che abbiamo é quello che ci siamo presi e quello che ci siamo presi é una piccola parte di quello di cui abbiamo bisogno!

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S -VALUTATI A VITA

Meccanismi di selezione nell’università azienda

Se vi state chiedendo cosa ci fate qui, a rispondere ad un quiz senza vincere nessun milione di euro, la risposta sta nel processo di selezione che l’università opera sui propri iscritti.

Il meccanismo è semplice: chi non passa il Test si ritrova con gli esami bloccati. Esami bloccati che però non pregiudicano l’iscrizione. Così facendo ci si ritrova con la prima rata pagata, senza la possibilità di sostenere gli esami.

Esami che potranno essere sbloccati solo seguendo corsi aggiuntivi al carico di studio, cosa che penalizzerà soprattutto gli studenti lavoratori.

L’utilità reale di tale Test sta nel dividere i diplomati di serie A da quelli di serie B.

Il risultato sarà un carico eccessivo di studio su chi non passa il test, e conseguente abbandono di chi non ce la fa a sostenere il ritmo che l’università ha così imposto.

Ci viene così spacciato come “un momento di riflessione sulle conoscenze acquisite dagli studenti nel corso dei loro studi superiori e sulla adeguatezza di queste rispetto al percorso universitario che si accingono ad intraprendere” (cit. dal sito scienze politiche), quando invece altro non è che un meccanismo di selezione che punisce chi negli anni della scuola superiore ha frequentato istituti che non seguono programmi preparatori al mondo dell’università.

Così facendo l’università premia chi ha avuto la possibilità di dedicarsi ad un percorso di studi specifico, penalizzando chi invece non possiede tale preparazione; e la preparazione di uno studente dipende, in molti casi, anche dalle sue possibilità economiche (o da quelle della sua famiglia): qualcuno parte già avvantaggiato, mentre qualcuno resta indietro. L’università si ritrova quindi ad essere  esattamente come un’azienda che seleziona chi è idoneo a lavorare da chi non lo è.

Per la classe dominante questo meccanismo assume uno scopo ben preciso: allontanare chi non è idoneo destinandolo al campo lavorativo e mantenere stabile la popolazione di futuri laureati.

Per le imprese tale scrematura è fondamentale, dato che così operando si creano forza lavoro differenziata e diversamente impiegabile; ed è proprio per questo che assistiamo da anni ad una continua aziendalizzazione dell’università.

L’università pubblica, vessata da continui tagli, asservita ai tempi e alle logiche del mercato, è diventata di conseguenza sempre più un esamificio, con il compito di fornire al mercato del lavoro disciplinati e obbedienti lavoratori.

Come studenti e futuri lavoratori non possiamo far altro che opporci a tutto ciò. Perché crediamo che l’università debba essere un luogo in cui il sapere sia libero e a disposizione di tutti e non un luogo in cui vengano riprodotte selezioni tra chi può permettersi determinate scelte e chi no.

Contestare l’università-azienda significa quindi opporsi ad un modello di differenziazione che altro non fa se non premiare chi dal nostro lavoro e dal nostro studio cerca di trarre un sempre maggior profitto.

 

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Benvenuti in facoltà

COME ORGANIZZARSI FRA LA MANCANZA DI OPPORTUNITA’ E L’ASSENZA DI SERVIZI

 

L’università è davvero quel luogo idilliaco a cui tutti possono accedere e dove i bisogni e il futuro dello studente sono al centro dell’interesse generale?

Non lo è mai stato e mai lo sarà in un sistema economico-sociale come quello attuale. L’università, come tutto il resto, è infatti subordinata a quella logica capitalistica che la plasma sia dal punto di vista formativo che dal punto di vista dei servizi (non) offerti agli studenti. Queste sono le contraddizioni che viviamo e che vivrete nella vostra università: a partire dal sapere nozionistico che ci viene inculcato in aula, passando dall’assenza di socialità fino alla mancanza di spazi dove studiare e dove sviluppare un pensiero critico. Infatti viviamo ogni giorno in un’università sterile, scandita dagli orari accademici e dalla scadenze martellanti degli esami. Questo è il risultato di un’università che sta sempre di piu’ diventando «un esamificio a punti», dove quello che impari è finalizzato agli interessi di privati e aziende che dettano il percorso di apprendimento degli studenti. Ma quand’anche seguissimo alla lettera questi percorsi di apprendimento il posto a noi riservato sarebbe un lavoro precario, sottopagato e con gli stessi ritmi martellanti e la stessa competitività a cui cercano di farci abituare in università.  Ma cosa comporta tutto questo nella vita quotidiana di uno studente? Sempre di più nel mondo accademico possono accedere solo determinate fasce della popolazione (quelle che hanno più possibilità economiche). Questa è una tendenza che si sta palesando nel progressivo aumento delle tasse universitarie, del costo dei libri e dell’ulteriore peso che gli studenti fuori sede si trovano a sostenere con i prezzi proibitivi di alloggi e trasporti.

Pensiamo che di fronte a tutte queste contraddizioni lo studente non possa e non debba esimersi dall’approfondirle, capirne le cause e contrastarle. Organizzarsi è possibile: le assemblee per discutere, capire e decidere, le iniziative proposte in università sui temi di maggiore interesse per noi studenti ci permettono di sopravvivere all’ostile ambiente universitario. Fornire, per esempio, i testi scolastici gratuitamente e contribuire alla circolazione libera di questi materiali può essere un passo concreto per opporsi al caro libri (e alla logica per la quale ogni anno si è costretti ad acquistarne di nuovi). Occupare uno spazio lasciato in disuso dall’università e restituirlo a tutti gli studenti può essere un passo altrettanto concreto per opporsi allo smantellamento dell’università pubblica!

Riappropriarci di tempo e spazi, sottrarli alla mercificazione dell’università e del sapere in generale, gestirli per sopperire ai nostri bisogni di studenti/lavoratori, questi sono i nostri obiettivi.

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BALLA SUI VOTI: Non tirare a campare, accampati

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L’abolizione dell’art.18 non merita neanche un…18

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Presentazione del libro “Operazione Condor”: Lunedi 23-04 h.14:15, Facoltà di Scienze Politiche Aula 21

«L’Operazione Condor fu lo specchio tragico di altri patti dello stesso tipo, quali l’Operazione Fenix in Asia. In questo libro, i dati si intrecciano, supportati sia dalle numerose indagini anteriori che dalle nuove tragiche scoperte, come il ritrovamento degli archivi della dittatura di Alfredo Stroessner in Paraguay. Attraverso un linguaggio chiaro e preciso – essenziale in questo tipo di ricerca – viene portata alla luce l’alleanza criminale sviluppatasi attorno alle nostre esistenze. Le vittime erano cinicamente chiamate “bersagli” dai loro assassini. Questo libro – come ha precisato l’autrice – non è che un inizio, la porta socchiusa attraverso la quale è necessario addentrarsi per meglio comprendere quali atroci conseguenze possano derivare da certe temibili alleanze, o meglio, da quei veri e propri patti criminali che tuttora continuano a rappresentare una concreta minaccia per il nostro futuro. Malgrado il prezzo inestimabile pagato dall’umanità, l’impunità permette ancora al Condor di incombere su di noi sfiorandoci subdolamente con i suoi artigli».

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8 MARZO: GIORNATA DI LOTTA

CatturaLa prima Giornata della Donna si tenne il 28 febbraio 1909 con una manifestazione in favore al diritto di voto femminile. Qualche anno dopo, con un imponente sciopero di più di 20.000 camiciaie newyorkesi, a questa rivendicazione si affiancarono anche richieste politiche e sindacali. Fu però nel 1921, con la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si fissò la data dell’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna. In Italia la Giornata Internazionale della Donna fu tenuta per la prima volta solo nel 1922 per iniziativa del Partito Comunista Italiano. Dagli anni ’70 i contenuti di questa giornata si espansero anche alla sfera sociale, andando a toccare tematiche ritenute “scandalose” come quelle dell’aborto, del divorzio e della sessualità. Fu nel 1977 che la giornata dell’8 marzo assunse un carattere istituzionale e globale, con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che la proclama “Giornata per i diritti della Donna e la pace internazionale”.

Riteniamo però che oggi il filo conduttore che nel passato ha legato questa giornata di lotta si sia perduto, o meglio sia stato volutamente strappato dalle mani delle donne, per essere sostituito con un’innocua festa commerciale e priva di contenuti, portando così le donne delle piazze alle discoteche.

Questo in parte perché le conquiste ottenute negli anni’70 hanno “accontentato” il movimento e in qualche modo hanno fatto credere alle donne che leggi, come quella sull’aborto o sul divorzio, portassero ad un’emancipazione ed a una parità reale quando invece, ancora oggi, le discriminazioni sociali colpiscono, anche nei paesi cosiddetti “sviluppati”.

Dai colloqui che per le aspiranti lavoratrici contengono molte domande sulla loro vita privata, ai ricatti in caso di maternità o di richieste di flessibilità oraria, per non parlare del fatto che, a parità di posizione lavorativa, il lavoro delle donne è retribuito circa il 20% in meno. Fino ad arrivare alla visione androcentrica della sessualità per quale la donna è considerata solo un oggetto a servizio del piacere maschile, le vie delle nostre città infatti pullulano di pubblicità di ogni tipo con donne seminude.

Esistono molteplici teorie sull’origine delle discriminazioni della donna. Alcune di queste hanno portato una parte del movimento ad una svolta teorica perché influenzate dal mito che la donna è sempre stata oppressa per via delle differenze sessuali biologiche tra il sesso maschile e quello femminile, arrivando all’errata conclusione che non sia il sistema capitalista bensì l’uomo ad essere il nemico principale della donna.

In realtà le cause sono esclusivamente storiche e sociali, le donne infatti non sono sempre state il “secondo sesso”. La subordinazione della donna non si deve a nessuna differenza biologica, ma alla sostituzione nella storia della società matriarcale con una società classista e le sue istituzioni: la famiglia patriarcale, la proprietà privata e lo stato. La sconfitta delle donne coincise con la dominazione dei padroni sulla massa dei lavoratori.

La lotta anti-sessista deve quindi andare di pari passo con la lotta anti-capitalista, in quanto due facce della stessa medaglia: la lotta di classe. Ecco perché l’8 marzo deve essere un giorno di lotta. Non si sta di certo parlando di giornate come quelle indette dal movimento “se non ora quando?” che hanno come fine quello di dividere le donne buone dalle “buone donne”, senza porre in discussione il sistema che costringe alcune ragazze a scelte moralmente discutibili. Parliamo invece della lotta genuina delle Valsusine che con ogni mezzo difendono la propria terra, delle operaie degli stabilimenti Omsa che lottano per il proprio posto di lavoro, delle donne che reagiscono alle violenze fisiche e non e infine della lotta quotidiana di tutte le donne che si dividono tra famiglia e lavoro nonostante i pregiudizi e le difficoltà imposte dal sistema.

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Nessun* Operai* Senza Salario. Lavoro e dignità per chi pulisce l’università.

Da alcuni mesi i lavoratori che puliscono l’università, appaltati presso una cooperativa, riscontrano irregolarità nel ricevere i loro stipendi. Infatti c’è chi ha ricevuto assegni scoperti al posto del salario, chi non ha proprio ricevuto la tredicesima e chi ne ha ricevuto soltanto una parte. Questa situazione si è creata dalla fuga precipitosa della cooperativa che gestiva l’appalto. Se questo non fosse sufficiente la nuova cooperativa -Pulitecnica- che è subentrata, ha ridotto il monte ore annuo con gravi conseguenze sulle ore lavorate, sugli stipendi e sulle pulizie dell’ateneo. Fra i 42 lavoratori c’è chi lamenta una riduzione del salario fino al 60%. Si cerca in questo modo, di costringere alle dimissioni molti lavoratori e rimpiazzarli con altri disposti ad accettare contratti con meno ore e quindi meno contributi.
Quanto sta succedendo è il frutto avvelenato delle riforme che hanno colpito il mondo della formazione negli ultimi anni. La riforma Gelmini prevedeva “razionalizzazioni” e tagli agli “sprechi”. Così l’amministrazione riduce il personale e non finanzia a sufficienza tutti i servizi essenziali collegati all’ateneo, che vanno dal diritto allo studio -riduzione delle borse e degli alloggi universitari- fino all’appalto di pulizia delle aule e degli spazi in generale. Eppure le rette universitarie aumentano sempre…
Migliaia di studenti e lavoratori dell’università si erano opposti a questa deriva che chiede sacrifici -sempre e solo- ai più deboli, qui come in altri settori della società. Per questa ragione, per opporsi al peggioramento dei servizi offerti dall’ateneo e per essere solidali con i lavoratori delle pulizie bisogna formare un comitato di sostegno al quale partecipino tutti coloro che si riconoscono nelle ragioni di questa lotta.
Le richieste che il comitato fa all’amministrazione, al rettore e i dirigenti responsabili, sono:

1)pagamento dei salari in arretrato dall’università facendo riferimento al decreto ministeriale 207/2010 che prevede la possibilità da parte dell’appaltatore di pagare direttamente i lavoratori.

2)ripristino del monte ore precedente senza ricorso agli straordinari da parte della cooperativa. Con quelle ore era appena garantito un servizio di pulizie decente grazie allo sforzo degli operai, cosa che ora non basterebbe più.

3)gare d’appalto che puntino alla dignità salariale e lavorativa dei dipendenti e non al massimo risparmio. I meccanismi di ricatto tramite l’impiego degli straordinari, le minacce di essere sostituiti qualora non si accettassero le condizioni peggiorative ed episodi di violenza fisica verso i lavoratori da parte dei capi non devono più accadere.

SCIOPERO CON PRESIDIO ALL’INGRESSO DELL’UNIVERSITÀ DALLE 9 alle 11
PRANZO SOLIDALE DALLE 12 FINO ALLE 14.

Sarà un momento di socialità e informazione su questo problema del nostro ateneo.

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Lotte di liberazione nazionale e sociale: Striscia di Gaza e Paese Basco

Come studenti universitari abbiamo voluto creare momenti di discussione e informazione su argomenti che spesso li vediamo come triste cronaca sui giornali senza avere occasioni per entrare realmente nel merito di questi temi. Proponiamo questi incontri con un occhio di riguardo per la condizione di studenti in paesi dove esistono forti movimenti di autodeterminazione nazionale.

15/02 ore 14:30 aula 22
in diretta da Gaza con studenti del Palestinian Students Committee for Academy Boycott

21/02 ore 16:30 aula 27
Incontro con studenti baschi (Ikasle Abertzaleak) — le lotte degli studenti nei Paesi Baschi

22/02 ore 16:30 aula 12

Incontro con Etxerat-Herrira associazione dei famigliari dei prigionieri e organismo contro la repressione – proiezione del filmato “Paese Verde”.

>> >> a seguire aperitivo e dj set in facoltà

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