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Meccanismi di selezione nell’università azienda

Se vi state chiedendo cosa ci fate qui, a rispondere ad un quiz senza vincere nessun milione di euro, la risposta sta nel processo di selezione che l’università opera sui propri iscritti.

Il meccanismo è semplice: chi non passa il Test si ritrova con gli esami bloccati. Esami bloccati che però non pregiudicano l’iscrizione. Così facendo ci si ritrova con la prima rata pagata, senza la possibilità di sostenere gli esami.

Esami che potranno essere sbloccati solo seguendo corsi aggiuntivi al carico di studio, cosa che penalizzerà soprattutto gli studenti lavoratori.

L’utilità reale di tale Test sta nel dividere i diplomati di serie A da quelli di serie B.

Il risultato sarà un carico eccessivo di studio su chi non passa il test, e conseguente abbandono di chi non ce la fa a sostenere il ritmo che l’università ha così imposto.

Ci viene così spacciato come “un momento di riflessione sulle conoscenze acquisite dagli studenti nel corso dei loro studi superiori e sulla adeguatezza di queste rispetto al percorso universitario che si accingono ad intraprendere” (cit. dal sito scienze politiche), quando invece altro non è che un meccanismo di selezione che punisce chi negli anni della scuola superiore ha frequentato istituti che non seguono programmi preparatori al mondo dell’università.

Così facendo l’università premia chi ha avuto la possibilità di dedicarsi ad un percorso di studi specifico, penalizzando chi invece non possiede tale preparazione; e la preparazione di uno studente dipende, in molti casi, anche dalle sue possibilità economiche (o da quelle della sua famiglia): qualcuno parte già avvantaggiato, mentre qualcuno resta indietro. L’università si ritrova quindi ad essere  esattamente come un’azienda che seleziona chi è idoneo a lavorare da chi non lo è.

Per la classe dominante questo meccanismo assume uno scopo ben preciso: allontanare chi non è idoneo destinandolo al campo lavorativo e mantenere stabile la popolazione di futuri laureati.

Per le imprese tale scrematura è fondamentale, dato che così operando si creano forza lavoro differenziata e diversamente impiegabile; ed è proprio per questo che assistiamo da anni ad una continua aziendalizzazione dell’università.

L’università pubblica, vessata da continui tagli, asservita ai tempi e alle logiche del mercato, è diventata di conseguenza sempre più un esamificio, con il compito di fornire al mercato del lavoro disciplinati e obbedienti lavoratori.

Come studenti e futuri lavoratori non possiamo far altro che opporci a tutto ciò. Perché crediamo che l’università debba essere un luogo in cui il sapere sia libero e a disposizione di tutti e non un luogo in cui vengano riprodotte selezioni tra chi può permettersi determinate scelte e chi no.

Contestare l’università-azienda significa quindi opporsi ad un modello di differenziazione che altro non fa se non premiare chi dal nostro lavoro e dal nostro studio cerca di trarre un sempre maggior profitto.

 

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