BENVENUTI IN FACOLTA’

L’Università: il luogo idilliaco dove specializzare la propria conoscenza, seguendo le proprie inclinazioni, per arrivare ad una formazione completa ed efficace nel proprio corso di studi, grazie al quale accedere ad un lavoro che dia al contempo soddisfazione e buon reddito. Questo ci viene detto prima e al momento del nostro ingresso nel mondo universitario.

Ma una volta varcata la soglia e ottenuta una matricola, ci si scontra con una realtà di disservizi in cui dovrete barcamenarvi tra lavori precari e sottopagati, affitti esorbitanti, tasse universitarie ogni anno più alte. E l’università, di concerto con il ministero dell’istruzione, cosa fa? Invece di estendere il supporto a chi non può sostenere ritmi e costi, taglia ogni anno, sempre più, borse di studio, assegna sempre meno alloggi, smantella le mense (con buona pace di coloro che ci lavoravano) e alza contemporaneamente le tasse. Allora il diritto allo studio non è più un diritto, ma un servizio (per giunta scadente) e pagato a caro prezzo!Diventa chiaro che chi dovrà lavorare per pagarsi gli studi, insieme a chi abita troppo lontano ecc., si troverà sempre in maggiore difficoltà.

dsffQuando le condizioni economiche di partenza creano un limite allo studente e l’istituzione invece di farsene carico le inasprisce, siamo di fronte ad una selezione di classe bella e buona..e la chiamano meritocrazia!

Ma non finisce qui: assisterete anche a lezioni frontali infarcite di sapere puramente nozionistico senza possibilità di discussione. Infatti, proprio nella nostra facoltà, la maggior parte dei corsi legittimano e propagandano le stesse politiche che hanno portato alla demolizione progressiva di tutti i diritti conquistati negli anni dai lavoratori, l’apologia della flessibilità (eufemismo per intendere precarietà) e del sindacalismo non conflittuale il quale, finora ha creato più danni ai lavoratori dei padroni stessi.

Infine seguiranno esami a ritmo frenetico, nel tentativo di conquistare sempre più punti (ad ogni esame corrispondono dei crediti) sempre più in fretta.

Questo paradigma di “competizione ad ogni costo” sulle nostre spalle, lungi dall’essere un evento casuale, è invece speculare e necessario al mercato del lavoro in cui dovremmo venderci come forza lavoro. Crediti formativi e ritmi di studio non sono altro che strumenti con i quali misurare la nostra “performance scolastica” che per l’azienda che avrà in mano il nostro curriculum equivale a “produttività”.

Un’università che, non trovando più posto nel mondo per lavoratori qualificati, crea forza lavoro flessibile e sostituibile: ci stanno formando solo per essere lavoratori “usa e getta” pronti a sopportare ogni genere di sopruso nel nome del profitto aziendale.

Ma non tutto è perduto: di fronte a tutte queste contraddizioni organizzarsi è possibile: fornire, per esempio, i testi scolastici in pdf gratuitamente e contribuire alla circolazione libera di questi materiali può essere un passo concreto per opporsi al caro libri (e alla logica per la quale ogni anno si è costretti ad acquistarne di nuovi). Occupare uno spazio lasciato in disuso dall’università e restituirlo a tutti gli studenti è stato un passo altrettanto concreto per opporsi allo smantellamento dell’università pubblica!

Riappropriarci di tempo e spazi, sottrarli alla mercificazione dell’università e del sapere in generale, gestirli per sopperire ai nostri bisogni di studenti/lavoratori, questi sono i nostri obiettivi.

Con questi ultimi presupposti vi auguriamo comunque un buon inizio di “carriera” universitaria.

L’assemblea si ritrova il lunedì e il giovedì alle 14 presso lo spazio occupato al piano interrato, e ci vedremo presto in cortile.

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365 GIORNI NELLO SPAZIO E OLTRE

spazioscipol

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NO INVALSI

Assemblea No Invalsi

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EXPO: LE NUOVE REGOLE DELLO SFRUTTAMENTO

ImmagineIl giorno 24 marzo nell’aula magna dell’Università Statale di Milano si è svolta una conferenza dal titolo “Le regole del lavoro per Expo 2015”. A tale conferenza hanno partecipato giuristi, illustri professori della nostra università, rappresentanti delle aziende e dei sindacati in veste di “parti sociali” che hanno sottoscritto le nuove regole lavorative. E’ stata fortemente limitata la presenza degli studenti, essendo stati ammessi solo quanti iscritti alla facoltà di giurisprudenza, previa domanda di ammissione alla conferenza stessa.

Nel corso di tale conferenza si sono trattati argomenti di scottante attualità quali la crescente disoccupazione giovanile, stimata in una percentuale del 42,4% , a fronte di questo reale problema sociale, i signori partecipanti al convegno hanno ritenuto opportuno proporre un ammontare di 18.500 contratti definiti di “lavoro volontario” alla paga di ben 1 euro l’ora!!! Certo siamo impressionati da tanta magnanimità. Naturalmente, onde rimanere costanti su questa linea, la flessibilità allocativa e d’orario di questa forza lavoro si concretizza nella totale mancanza di garanzie di mantenimento del posto cosi come nei turni massacranti che arriveranno ad essere di 11 ore al giorno per 9 giorni consecutivi a cui va aggiunta una drastica riduzione delle ore di roll (permessi pagati), tutto questo avviene scavalcando le leggi che regolano i rapporti di lavoro attualmente vigenti in Italia.

L’Università, sempre più nelle mani di aziende e privati ormai stabilmente partecipi e operanti all’interno del CDA, si riconferma da un lato culla della riproduzione ideologica di un sistema economico e sociale che sempre più vede tra le sue priorità la necessità di smantellare ogni forma di diritto conquistato in passato, dall’altro bacino di forza lavoro tramite non pagata tramite stage e tirocini che l’università stessa ha contrattato con Expo. Non è certo un caso che alle lezioni a cui siamo tenuti ad assistere come studenti ci viene impartita, come verità incontestabile, la necessita di avere sindacati non-conflittuali, ci viene spiegato come queste forme di deregolamentazione del mercato del lavoro siano la strada per una equa ripartizione delle risorse: le conseguenze di tutto ciò sono evidenti nelle migliaia di aziende che delocalizzano, usano cassaintegrazione, impongono ritmi, condizioni di lavoro e contratti sempre più inaccettabili.

 In opposizione a tutto questo si è svolto fuori dall’aula magna un presidio organizzato da studenti e lavoratori. Al termine della conferenza abbiamo assistito al pietoso teatrino inscenato dai rappresentanti sindacali della UIL che avendo preso parola hanno sostenuto di aver sì firmato i contratti-capestro, ma che gli stessi sono vincolati alla breve durata dell’evento. In poche parole, ci hanno ben spiegato come prima imporranno a quanti verranno assunti condizioni di lavoro misere e dopo pochi mesi cesserà ogni rapporto lavorativo con le società legate ad Expo, prima ti bastonano e poi ti lasciano in mezzo ad una strada.

Questi parolai, che sono tra i principali responsabili dello smantellamento dei diritti nostri e delle nostre famiglie negli ultimi 30 anni, hanno dovuto rispondere alle diverse voci di persone le quali giustamente rivendicano il diritto a lavorare dignitosamente. A fronte di queste proteste non hanno saputo fare di meglio che accusare, gli studenti-lavoratori di avere l’università pagata “dal papà”. Viene cosi palesata la meschinità di questi vergognosi rappresentanti di Confindustria travestiti da sindacalisti, diviene quanto meno chiaro l’atteggiamento nei confronti di chi dicono di difendere, diviene evidente la scelta di campo operata da queste organizzazioni che inevitabilmente vanno a schierarsi tra le file della controparte, con la quale d’altronde vanno a braccetto già da anni, tra cene in ristoranti di lusso e firme sulle condizioni di lavoro che noi subiamo.

A tutto questo non possiamo fare altro che opporci poiché abbiamo ben chiaro come tale rinegoziazione dei rapporti di lavoro costituiscano, come già accaduto a suo tempo con Marchionne e la FIAT (e i nostri “sindacalisti” in prima fila a spiegarci quanto è stato vantaggioso tale accordo), un precedente utilizzato da “ariete” per approfondire il peggioramento delle condizioni di lavoro e quindi del futuro di tutti noi.

Non intendiamo quindi permettere alcuna legittimità a quanti vendono i nostri bisogni ai profitti di imprese sfruttatrici.

Come studenti vogliamo che l’università smetta immediatamente di “svenderci” ad Expo come forza lavoro sottopagata o non pagata affatto, tramite tirocini postlaurea, o addirittura, con gli stage previsti da molti curricula universitari.

Il lavoro si paga!

No ai tirocini sottopagati! No agli stage obbligatori!

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CENA AUTOFINANZIAMENTO – SABATO 5 APRiLE H. 20

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TERRORISTA E’ CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI

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TERRORISTA E’ CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI

Il 22 febbraio a Milano -come in ogni altra città- vi sarà un corteo chiamato dal movimento No Tav della Val Susa.

La motivazione che ha spinto i Valsusini a fare un appello nazionale è la dura repressione che da qualche anno a questa parte il movimento sta subendo sia dal punto di vista giuridico-amministrativo che da quello mediatico: circa seicento indagati, decine di persone sottoposte a restrizioni, fogli di via, un maxi-processo che vede imputati una cinquantina di No Tav, sanzioni amministrative da migliaia di euro.

Ma questo non è bastato. Anche quando si è cercato di dividere il movimento tramite la distinzione tra manifestanti buoni e i temutissimi black bloc, violenti e pericolosi, il movimento non si è frammentato. Anzi, con lo slogan ‘siamo tutti blackbloc’ si è assunto tutte quelle pratiche di lotta appanaggio, secondo giornalisti e magistratatura, dei ‘più violenti’, e ne è uscito più forte e compatto di prima.

Proprio per questo la magistratura e gli altri organi statali sono passati ad una nuova fase: andare oltre la distinzione buoni-cattivi e alzare la posta in gioco, tentando di dipingere il movimento No Tav come una setta di fanatici terroristi. Gli ultimi quattro attivisti arrestati – Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò – sono accusati di aver compiuto alcuni attacchi al cantiere di Chiomonte nella notte del 13 maggio 2013 e indagati per “attentato con finalità di terrorismo”.

La costruzione della linea ad alta velocità Torino – Lione costerà circa 23 miliardi di euro, proprio mentre governo e padroni chiedono alle classi subalterne sacrifici ‘lacrime e sangue’ per uscire dalla crisi: questo ha spinto tutte le città d’Italia a rispondere all’appello valsusino.

Il movimento No Tav non è solo contrapposizione al progetto di devastazione territoriale, ma opposizione all’ intero sistema e le sue contraddizioni.

Tagli al diritto allo studio, centinaia di alloggi in meno, carolibri, assenza di mense e in generale di posti per mangiare a prezzi abbordabili, sono gli esempi più eclatanti di quello che comportano i continui tagli fatti all’istruzione (circa 23 milioni) che ricadono su noi studenti. Ancora più contraddittorio è il fatto che centinaia di fuorisede siano costretti a far fronte a prezzi altissimi per un servizio di trasporto scadente.

Per non parlare di tagli alla sanità, abbassamento dei salari e disoccupazione che continua ad aumentare,  di delocalizzazione della produzione verso paesi in cui il costo del lavoro è più basso e ricattabile, il tutto reso più semplice dalla circolazione veloce delle merci – la linea ad alta velocità è pensata principalmente per il trasporto di esse-.

Lottare contro la costruzione del Tav significa anche opporsi a tutto questo.

I quattro giovani sono stati accusati di associazione con finalità terroristica grazie all’articolo 270 sexies, il quale introduce l’accusa di finalità terroristiche per tutte quelle azioni che ”ledono” l’immagine dello stato italiano e della comunità internazionale, arrecando danno al Paese ( banale domandarci chi veramente sta danneggiando il Paese, nell’unico interesse del capitale).

Tale accusa viene utilizzata contro i No Tav per cercare di delegittimare e frazionare questo movimento,  al tempo stesso però si crea con facilità un precedente per tutte quelle lotte reali che si oppongono alle contraddizioni insite in questo sistema; dall’indagare quattro ragazzi con l’accusa di terrorismo per la presunta partecipazione ad un attacco di un cantiere, ad accusare, per esempio, quattro partecipanti ad un corteo che reclami un qualsiasi diritto, il passo è breve.

Il vero terrorista chi è, allora?

Terrorista è chi devasta i territori, dimezza i salari, precarizza il mondo del lavoro, taglia sanità ed istruzione
e reprime chi si oppone a tutto ciò.

SABATO 22 FEBBRAIO h. 14,00 in P.zza XXV Aprile –Milano

Corteo in solidarietà ai quattro ragazzi accusati di terrorismo, contro le politiche di devastazione del territorio.

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CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI, SOLIDALI CON GLI OPERAI DELL’ELECTROLUX !

In questi giorni molti quotidiani hanno riportato del caso “Electrolux”, a noi però sembra che non si sia voluto esprimere la reale portata di questo nuovo attacco ai diritti dei lavoratori.

Electrolux è una multinazionale svedese con diverse sedi produttive in Italia, tra cui Solaro in provincia di Milano e Porcia in provincia di Pordenone. Questa grossa azienda metalmeccanica detiene il 25% del mercato degli elettrodomestici mondiale.
Il motivo per cui il caso è salito alla ribalta delle cronache è che, imponendo come alternativa il ricatto della delocalizzazione, l’azienda sta cercando di imporre nuove condizioni contrattuali, che infischiandosene della contrattazione collettiva nazionale vorrebbero imporre un drastico taglio dei salari dai 1400 circa originari a 700-800 euro, a fronte della riduzione delle ore lavorative giornaliere a 6. Inoltre l’azienda “propone” un taglio dell’80% dei premi aziendali, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause e permessi, e l’annullamento degli scatti di anzianità.

Prendiamo parola vista l’importanza che questo evento ricopre per tutti noi: lungi dall’essere un caso isolato, l’Electrolux è uno dei mille episodi che in questo preciso momento storico stanno andando a modificare pesantemente il mondo del lavoro. Una linea di tendenza ormai certa e inconfutabile, aperta a suo tempo con il caso Fiat-Marchionne, le cui ricadute si fanno sentire anche nel mondo universitario e dell’istruzione.
Infatti, da qualche mese a questa parte, in ogni posto di lavoro, si ripresentano situazioni peggiorative della condizione dei lavoratori. Ne sono un esempio le molte aziende che, a seconda delle proprie esigenze, cambiano in corso di contratto gli orari e la retribuzione. Gli stage e i tirocini che, nonostante consistano in mansioni lavorative che a tutti gli effetti producono profitto per l’azienda, vengono retribuite con somme irrisorie, il cui basso costo contribuisce ad abbassare il prezzo generale della manodopera in tutti gli altri settori lavorativi.
Infine le centinaia di aziende che hanno imposto i tristemente famosi “contratti di solidarietà” che, presentati come strumenti atti a risolvere situazioni emergenziali e temporanee, nella realtà sono le nuove condizioni lavorative che le classi superiori ci impongono per salvaguardare i loro profitti, i quali inevitabilmente continueranno a cadere, dato che l’attuale crisi non è altro che l’inevitabile tendenza a cui questo sistema strutturalmente va incontro.
Tutto ciò a fronte di un mercato del lavoro ormai del tutto internazionale che pone la classe lavoratrice sotto ricatto: accettare le nuove condizione o altrimenti chiusura della sede e sua delocalizzazione in paesi dove la forza-lavoro costa ancora meno. In questo contesto il ruolo dei sindacati è proprio quello di legittimare le nuove condizioni lavorative agli occhi dei lavoratori, firmando accordi al ribasso, invece di porsi conflittualmente contro questa forma di macelleria sociale.

Questo ruolo dei sindacati e la ristrutturazione del mercato del lavoro in senso liberista , quindi sempre più flessibile,è ciò che ci viene propinato quotidianamente dai baroni durante le loro lezioni in università. Queste esigenze del capitale italiano ed europeo “attraversano” l’università, dove vengono teorizzate ed esplicitate, diventando poi pratica che si traduce in leggi o decreti dell’esecutivo, che in questa fase vanno ad abbattere gli standard di vita nostri e delle nostre famiglie.
Anche questo significa “aziendalizzare” l’università, un processo in cui le stesse aziende assumo il controllo diretto degli organi accademici.
Non ci stupiamo di questo, le esigenze del modello economico nel quale viviamo tendono a conformare ai loro scopi sempre più vasti settori della nostra società. Da sempre il ruolo dell’università è stato subalterno sia ideologicamente che materialmente alle formazioni economiche di un dato momento storico, ad oggi questo compito viene svolto nel produrre nuova forza-lavoro, sempre più precarizzata, flessibile, ideologicamente orientata al carrierismo e alla competizione.
Se una visone del mondo che tende a gestire ogni aspetto della società come una azienda è senz’altro un passo avanti per coloro che delle aziende detengono la proprietà, per la classe lavoratrice invece è solo un enorme passo indietro sul terreno dei propri diritti e della qualità della vita, l’unico avanzamento è da intendersi sul terreno dello sfruttamento, quindi della riproduzione economica del capitalismo stesso.
L’unica difesa con cui si può ribattere è organizzarci e mobilitarci, come studenti e futuri o attuali lavoratori, contro questo stato di cose attuale.

Solidarietà agli operai Electrolux e a tutti i lavoratori che lottano contro l’attacco alle nostre condizioni di vita!

Assemblea Scienze Politiche

 

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NESSUNO SPAZIO DI AGIBILITA’ AI FASCISTI, NE’ DENTRO NE’ FUORI DALL’UNIVERSITA’!

Per domani alcuni gruppi neonazisti stanno organizzando un incontro. Ad oggi l’appuntamento di periolosi accoltellatori razzisti, omofobi, negazionisti, amici degli stragisti della strategia della tensione rimane più confermato che mai a pochissimi metri dalla statale e dai siti degli organizzatori viene sottolineata l’intenzione di mantenere il convegno della vergogna in università. È chiaro che stiano cercando di alzare la testa e di mettere a segno una provocazione d’ignoranza nel centro cittadino. Ricordiamo a tutti l’importanza di essere tante e tanti domattina a partire dalle 8,30 in via festa del perdono, per un presidio e un happening culturale, con tutta la determinazione della milano e della statale antifascista e antirazzista.

Studenti antifascisti e antirazzisti

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NESSUNO SPAZIO DI AGIBILITA’ AI FASCISTI, NE’ DENTRO NE’ FUORI DALL’UNIVERSITA’!

Questo venerdì, 17 gennaio, l’Università Statale di Milano dovrebbe ospitare un ambiguo convegno dal titolo “Il mondo verso un futuro multipolare”.
Il convegno è stato promosso dal cosiddetto “Gruppo Alpha” e dall’associazione “Millennium”. Il primo è uno sparuto gruppuscolo apparso da poco in università con legami molto stretti con l’organizzazione neo-fascista “Lealtà e Azione”, già conosciuta per le continue aggressioni, coltello alla mano, negli ultimi anni a Milano, i secondi, autodefinitisi “comunitaristi”, sono legati alla rivista “Eurasia” con direttore Claudio Mutti, implicato nelle stragi degli anni ’70 e nome chiave del neo-fascismo italiano.

Ma nello specifico cosa vogliono? Secondo la loro visione socio-economica, invece di analizzare la divisione del lavoro in senso internazionale, asseriscono che il mondo dovrebbe assumere una forma geopolitica multipolare in quanto diviso in blocchi nazionali in conflitto tra loro per l’egemonia culturale. L’Europa o l’Eurasia dovrebbe avere come obiettivo quello di raggiungere la supremazia culturale ed economica. In quanto il nemico è il modello capitalista statunitense. Per opporsi ad esso glii stessi capitalismi di tutti gli altri paesi (o blocchi nazionali) sono visti di buon occhio e funzionali alla lotta per la supremazia culturale, a patto che siano in contrasto con il modello americano.

Questa visione rientra perfettamente negli interessi della classe dominante (o parte di questa), quella stessa classe che, attraverso i governi nazionali, smantella il diritto allo studio e precarizza il mercato del lavoro al fine di abbassare gli standard di vita delle classi subalterne tanto in europa quanto nei territori in cui si vorrebbe estendere la propria egemonia.
E’ esattamente ciò che l’Unione Europea cerca di fare da almeno due decenni per riuscire a porsi come nuovo polo imperialista, all’insegna della competizione su scala mondiale.
Questi pennivendoli sostengono un “anticapitalismo” che non si differenzia dal sistema economico-sociale vigente, in quanto la loro opposizione al capitalismo non critica nei fatti (e nemmeno a parole) il sistema di sfruttamento e disuguaglianza su cui il capitalismo si riproduce economicamente. Il loro sembra essere piuttosto un anti-liberismo (unica differenza con la linea politica europea attuale), che in questa fase di crisi di mercato è ciò che il capitalismo potrebbe auspicare. Qualcosa ci dice che il capitalismo gli piace eccome, l’importante è che sia la borghesia nazionale (o europea) a sfruttarci.

Nulla di nuovo all’orizzonte per studenti e lavoratori: nel loro programma il “Gruppo Alpha” auspica un maggiore legame tra università e imprese. Che è quello che le stesse dirigenze universitarie, coerentemente con le ultime riforme, sostengono da anni. Ciò infatti non si discosta affatto da quel processo di aziendalizzazione in corso ormai da anni che vuole piegare l’università alle esigenze del mondo imprendiotoriale e che, soprattutto in fase di crisi, si traduce in formazione di forza-lavoro meno qualificata, flessibile e ricattabile che possa essere, a qualsiasi condizione, a piena disposizione dell’imprenditore di turno. Cosi da un lato strizzano l’occhio ai padroni e dall’altro si permettono di entrare in università per venirci ad “esporre” le loro ridicole soluzioni all’abbassamento della qualità della vita (nostra e delle nostre famiglie) che loro stessi contribuiscono ad affossare.

Gli studenti e i lavoratori che si oppongono al peggioramento delle loro condizioni non possono dare alcuna agibilità all’interno delle università a questi loschi figuri. La loro stessa esistenza è la prova che viviamo in una società classista. La loro presenza in università è la riprova che studiamo in un’ università classista che regala sempre più pezzi di diritto allo studio ad imprese private, distruggendo qualunque prospettiva lavorativa dignitosa sostituendola con una vita di precarietà, stage non retribuiti, salari da fame e sfruttamento intensivo della nostra manodopera, in una guerra di competizione sempre più sfrenata, che inizia proprio tra i banchi di scuola.

PER QUESTO CHIAMIAMO GLI STUDENTI E I LAVORATORI TUTTI AD OPPORSI ALL’INIZIATIVA FASCISTA DEL 17 GENNAIO IN VIA FESTA DEL PERDONO, DALLE 8.30

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