EXPO: LE NUOVE REGOLE DELLO SFRUTTAMENTO

ImmagineIl giorno 24 marzo nell’aula magna dell’Università Statale di Milano si è svolta una conferenza dal titolo “Le regole del lavoro per Expo 2015”. A tale conferenza hanno partecipato giuristi, illustri professori della nostra università, rappresentanti delle aziende e dei sindacati in veste di “parti sociali” che hanno sottoscritto le nuove regole lavorative. E’ stata fortemente limitata la presenza degli studenti, essendo stati ammessi solo quanti iscritti alla facoltà di giurisprudenza, previa domanda di ammissione alla conferenza stessa.

Nel corso di tale conferenza si sono trattati argomenti di scottante attualità quali la crescente disoccupazione giovanile, stimata in una percentuale del 42,4% , a fronte di questo reale problema sociale, i signori partecipanti al convegno hanno ritenuto opportuno proporre un ammontare di 18.500 contratti definiti di “lavoro volontario” alla paga di ben 1 euro l’ora!!! Certo siamo impressionati da tanta magnanimità. Naturalmente, onde rimanere costanti su questa linea, la flessibilità allocativa e d’orario di questa forza lavoro si concretizza nella totale mancanza di garanzie di mantenimento del posto cosi come nei turni massacranti che arriveranno ad essere di 11 ore al giorno per 9 giorni consecutivi a cui va aggiunta una drastica riduzione delle ore di roll (permessi pagati), tutto questo avviene scavalcando le leggi che regolano i rapporti di lavoro attualmente vigenti in Italia.

L’Università, sempre più nelle mani di aziende e privati ormai stabilmente partecipi e operanti all’interno del CDA, si riconferma da un lato culla della riproduzione ideologica di un sistema economico e sociale che sempre più vede tra le sue priorità la necessità di smantellare ogni forma di diritto conquistato in passato, dall’altro bacino di forza lavoro tramite non pagata tramite stage e tirocini che l’università stessa ha contrattato con Expo. Non è certo un caso che alle lezioni a cui siamo tenuti ad assistere come studenti ci viene impartita, come verità incontestabile, la necessita di avere sindacati non-conflittuali, ci viene spiegato come queste forme di deregolamentazione del mercato del lavoro siano la strada per una equa ripartizione delle risorse: le conseguenze di tutto ciò sono evidenti nelle migliaia di aziende che delocalizzano, usano cassaintegrazione, impongono ritmi, condizioni di lavoro e contratti sempre più inaccettabili.

 In opposizione a tutto questo si è svolto fuori dall’aula magna un presidio organizzato da studenti e lavoratori. Al termine della conferenza abbiamo assistito al pietoso teatrino inscenato dai rappresentanti sindacali della UIL che avendo preso parola hanno sostenuto di aver sì firmato i contratti-capestro, ma che gli stessi sono vincolati alla breve durata dell’evento. In poche parole, ci hanno ben spiegato come prima imporranno a quanti verranno assunti condizioni di lavoro misere e dopo pochi mesi cesserà ogni rapporto lavorativo con le società legate ad Expo, prima ti bastonano e poi ti lasciano in mezzo ad una strada.

Questi parolai, che sono tra i principali responsabili dello smantellamento dei diritti nostri e delle nostre famiglie negli ultimi 30 anni, hanno dovuto rispondere alle diverse voci di persone le quali giustamente rivendicano il diritto a lavorare dignitosamente. A fronte di queste proteste non hanno saputo fare di meglio che accusare, gli studenti-lavoratori di avere l’università pagata “dal papà”. Viene cosi palesata la meschinità di questi vergognosi rappresentanti di Confindustria travestiti da sindacalisti, diviene quanto meno chiaro l’atteggiamento nei confronti di chi dicono di difendere, diviene evidente la scelta di campo operata da queste organizzazioni che inevitabilmente vanno a schierarsi tra le file della controparte, con la quale d’altronde vanno a braccetto già da anni, tra cene in ristoranti di lusso e firme sulle condizioni di lavoro che noi subiamo.

A tutto questo non possiamo fare altro che opporci poiché abbiamo ben chiaro come tale rinegoziazione dei rapporti di lavoro costituiscano, come già accaduto a suo tempo con Marchionne e la FIAT (e i nostri “sindacalisti” in prima fila a spiegarci quanto è stato vantaggioso tale accordo), un precedente utilizzato da “ariete” per approfondire il peggioramento delle condizioni di lavoro e quindi del futuro di tutti noi.

Non intendiamo quindi permettere alcuna legittimità a quanti vendono i nostri bisogni ai profitti di imprese sfruttatrici.

Come studenti vogliamo che l’università smetta immediatamente di “svenderci” ad Expo come forza lavoro sottopagata o non pagata affatto, tramite tirocini postlaurea, o addirittura, con gli stage previsti da molti curricula universitari.

Il lavoro si paga!

No ai tirocini sottopagati! No agli stage obbligatori!

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