18 Marzo Sciopero nel settore della conoscenza

Martedi 17-03 ore 12:30
Assemblea nel cortile della facoltà
Mercoledi 18-03 ore 8:30
Concentramento Scienze Politiche per partire assieme verso P.ta Venezia
 
Sciopero nel settore della conoscenza 18 Marzo 2009
 
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Chissà qual’è la posta in gioco?

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 Linea di Massima Marzo009 numero 3 pg1Il volantone è scaricabile anche in formato .pdf cliccando sul link

Linea_marzo009-pg2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tira aria di destra in giro, nelle scuole, nelle
piazze, nei ritrovi, nei luoghi di lavoro. La 133 prima, ed il famoso pacchetto
“anti-crisi” poi, contro i quali il movimento studentesco e dei lavoratori si è
battuto quest’autunno, sono divenute leggi: privatizzazione dell’università;
licenziamenti e decurtazioni salariali degli amministrativi e dei docenti della
scuola primaria e secondaria; regaloni alle imprese coi soldi dei contribuenti.
Tutto ció  sta iniziando a diventare realtà.

 Chi detiene
le redini del potere, col sostegno mellifluo dell’opposizione parlamentare sta
attuando una vera e propria di lotta di classe. Come spiegare, ad esempio,  l’aumento del 577% della cassa integrazione
nel solo mese di febbraio? Come spiegare l’innalzamento dell’età pensionabile
per le donne? Come spiegare i regaloni alle imprese ed alle banche che sono i
primi (ir)responsabili di questa crisi? E ancora: come vogliamo
qualificare  il vile attacco al diritto
di sciopero dei lavoratori dei trasporti, che altro non è che il primo  passo per una sua limitazione anche nel
settore privato? Evidentemente, chi sta sulla barca che galleggia, fuori da
ogni post-modernismo ed “immaginario” di sorta, ha capito l’importanza della
posta in gioco e sta bastonando lavoratori, studenti, immigrati e pensionati
con audita ferocia al fine di riprodurre il sistema attuale, primo responsabile
della situazione attuale.

All’interno di questo contesto, la presenza di
fascisti e polizia all’interno delle università non è per nulla casuale. Da un
lato, essendo stata l’università uno dei pochi luoghi di conflitto, la
compagine criminosa al governo ha inviato i suoi scagnozzi dove non aveva la
libertà di agire nell’indifferenza. D’altro lato, i fascisti (e non solo)
servono per negare l’esistenza della lotta di
classe (di interessi contrapposti) per affermare la pretesa di unità armoniosa
di una comunità interclassista (il popolo che abita la "patria", sia
essa intesa come "piccola patria" dentro uno stato nazionale, oppure
come una nazione intera, oppure come una entità sovranazionale, "occidente",
"europa"). Dietro questa negazione della lotta di classe c’è sempre
l’asservimento agli interessi della classe dominante. In altri termini, il
fatto che i fascisti abbiano rialzato la testa
significa che il potere economico che governa ha bisogno di loro al fine di
continuare a scaricare i costi della crisi sulle nostre teste, evitando che il
malcontento possa sfociare in aperto conflitto.

Che fare? Fuori da ogni retorica, la lotta contro
i provvedimenti classisti perpetuati dal governo è già lotta antifascista.
L’opposizione alla cancellazione del diritto di sciopero cosí come la pretesa
di controllo sociale operato dalla polizia e dalla digos all’interno delle
università, è già lotta antifascista. Il battersi per un’università pubblica e
liberamente accessibile, è già lotta antifascista. Il riconoscere che i
lavoratori ed i loro figli hanno interessi contrapposti a quelli  che stanno cercando di fargli pagare la crisi
in nome di un fantomatico “interesse nazionale”, è già lotta antifascista. A
conferma di tutto ció, possiamo ricordare come durante le mobilitazioni dello
scorso autunno, quando studenti e lavoratori hanno iniziato a battersi per la
difesa dei propri interessi, di questi gruppi di fascisti non c’era nemmeno
l’ombra nelle facoltà.

Per tutti questi motivi è necessario riprendere le
mobilitazioni al piú presto per impedire che i veri fascisti, quelli che stanno
al governo, continuino a scaricare impunemente i costi delle loro malefatte su
di noi – lavoratori, studenti – ed usino la sporca manovalanza di fascisti e
poliziotti per reprimere chi osa alzare la testa.

 

 

·       MARTEDÌ 17 MARZO ORE 12.30:

CI TROVIAMO NEL CORTILE DELLA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE PER RILANCIRE LA MOBILITAZIONE  DENTRO L’UNIVERSITA’ ORGANIZZANDO UNO
SPEZZONE UNITARIO DI STUDENTI E LAVORATORI.

 

·       MERCOLEDI 18 MARZO ore 8.30:

APPUNTAMENTO  PER GLI STUDENTI PRESSO  LA FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE PER PARTECIPARE ALLO
SCIOPERO  GENERALE

 

 

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I Crumiri del Potere: Destra universitaria, nuovi democratici ed istituzioni conniventi

Presenza della celere in Statale per proteggere azione universitaria.

Non molti anni fa chi boicottava le lotte dei propri
compagni e chi leccava il culo al padrone veniva additato al pubblico ludibrio
con un
nome poco nobile: crumiro.

Se nella commedia latina – tra il servo
astuto ed  il padrone stupido – trovava
posto lo stolto, con l’avvento della società industriale – tra il lavoratore
scaltro ed padrone prepotente – vi è il crumiro.

Il crumiro di solito era un esemplare non
sindacalizzato e disposto a qualunque compromesso. Cercando di farsi bello agli
occhi del padrone, il crumiro andava avanti come un mulo per la propria strada.

Se i compagni di lavoro si battevano per aumenti salariali, il crumiro non li
sosteneva. Se i compagni bloccavano la produzione perché stanchi di essere
sfruttati, il crumiro continuava a produrre, riproducendo le condizioni del
proprio sfruttamento. Se i compagni di lavoro – rei di aver difeso i propri
interessi – venivano perseguitati dal padrone, il crumiro li sputtanava.

Oggi il crumiro ha cambiato nome e abito, ma non la
sostanza. Si chiama giovane di Azione
Universitaria,  gruppo
fascistoide-destroso. Una quindicina di esemplari di questa specie sono stati
avvistati dagli studenti di via Festa del Perdono e Scienze Politiche mentre
facevano campagna elettorale. Dopo anni di inettitudine durante i quali hanno
firmato qualsiasi porcheria nei vari consigli di facoltà e senati accademici, oggi
questi  individui – blaterando di
legalità e baronato (quando, in realtà, sono i primi ad aver contribuito alla
distruzione dell’istruzione pubblica) – tentano di prendere per il naso gli
studenti, chiedendogli il voto.

Non è difficile riconoscerli: si muovono scortati da digos
e celerini e distribuiscono volantini che, con le stesse modalità dei loro
mandanti al governo, sorvolano i problemi REALI che ci investono. Il loro
obiettivo è quello
di distrarre l’attenzione pubblica dai problemi indotti
dalla crisi, dai licenziamenti, dalla cassa integrazione e dal disagio sociale,
promuovendo, invece, diffamanti campagne politiche contro le categorie che non
si conformano al loro status di servi del potere: il gay, l’immigrato, lo
studente di sinistra, il proletario, l’appartenente ai centri sociali, ecc. E
allora avanti coi sempreverdi tricolori, con slogan dio-patria-famiglia, ecc..
per arrivare ai tornelli nelle università: se non si trattasse d’inasprire il controllo
sociale ed il clima da grande fratello anche all’interno delle università pubbliche,
ci sarebbe da essere allegri in quanto, senza la presenza dei loro “tutori”,
sarebbero impresentabili.

Scarica sotto l’intero documento

Crumiri dentro le università

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Tagli all’università di Milano; lavoratori e studenti non ci stanno

13-02 intervento studenti-lavoratori durante sessione di una comissione del senato accademico presso sala riunioni del rettoratoL’assemblea convocata il 13 febbraio dalla FLC Cgil sull’accordo separato e sul rinnovo del biennio economico ha avuto un epilogo in rettorato.

Circa 250 tra lavoratori e studenti, intervenuti anche loro in assemblea, hanno interrotto una commissione del Senato accademico per leggere il comunicato che trovate in allegato e per chiedere al Rettore un confronto pubblico sulla grave situazione in cui versa  l’Università.

Milano 13 Febbraio 2009
"Dopo gli scioperi e le grandi manifestazioni di questo autunno, che univano lavoratori e studenti nella difesa dell’università, della ricerca e dell’istruzione pubblica e nella rivendicazione di stipendi, borse di studio e strutture adeguate è arrivato un inverno che ha portato: la sostanziale conferma dei tagli e un rinnovo contrattuale da fame per i lavoratori.
Nell’ultimo incontro tecnico del 17/12/2008 l’amministrazione ha confermato che per il 2010 il taglio all FFO del nostro ateneo sarà di 60 milioni. La perequazione prevista dalla L. 1/2009 a favore dei cosiddetti "atenei virtuosi" potrebbe "restituirci" 3 milioni, non si sa bene come e quando." […]


scarica qui il testo del intervento:

 

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La Sorbona occupata e sgomberata dalla polizia

(Sorbona Occupatatestimonianza di un presente)

Giovedì 19 febbraio, in seguito ad una manifestazione di circa 30 000 persone contro la riforma dell’insegnamento superiore, la Sorbona è stata occupata da più di 250 persone. Una quarantina di studenti già all’interno hanno aperto le porte ai manifestanti che sono arrivati. La polizia, con l’aiuto dei vigili, ha rapidamente aggirato la Sorbona e bloccato tutte le entrate, le comunicazioni e i rifornimenti. Gli studenti, i lavoratori e gli insegnanti all’interno hanno scritto rapidamente un comunicato, esprimendo la loro solidarietà con i movimenti di rivolta in Guadalupa, in Martinica e in Grecia e spiegando la necessità di modificare i mezzi d’azione, quelli all’altezza della persistenza delle politiche neoliberiste del governo. L’appello è stato letto alla stampa attraverso un portico su sorveglianza della polizia mentre contemporaneamente numerose persone fuori esprimevano la loro solidarietà e desideravano entrare. L’insieme delle persone presenti era cosciente della dimensione internazionale della loro collera, dimostrata sia dalla presa di un simbolo come la Sorbona sia dalla volontà d’occupare un luogo che potesse servire come spazio per riunioni, incontri e socializzazione. Un luogo dove poter studiare delle politiche nuove e combattere quelle imposte da altri. Gli occupanti hanno potuto cantare, discutere, e litigare per ottenere dell’acqua e installarsi nella Sorbona fino al momento in cui le forze dell’ordine sono intervenute verso l’una di notte per evacuare tutti. Non c’è stata alcuna violenza, controllo o arresto : le forze dell’ordine hanno avuto paura di esagerare. L’appello lanciato ha suscitato l’entusiasmo di tutti e la speranza che queste parole d’ordine, di solito soppresse nelle Assemblee Generali soprattutto da certi sindacati e da certi professori, provochino lo slancio sperato da tutti. Rioccuperemo presto, già 9 università sono bloccate in Francia.

Appello della Sorbona Occupata (19/2/2009)

Se noi occupiamo la Sorbona oggi 19 febbraio 2009 è perché domandiamo l’abrogazione dell’insieme delle riforme che vanno a riorganizzare la cassa dell’insegnamento. Noi ci opponiamo alla mercificazione di tutti i settori della società e esprimiamo la nostra solidarietà allo sciopero generale e a tutte le lotte attuali. Appelliamo l’insieme della popolazione, gli studenti, i sans-papiers, i pensionati, i disoccupati, i liceali a organizzarsi prendendo parte alle lotte. Dobbiamo occupare i luoghi del potere e bloccare gli assi portanti della mercificazione. E’ necessario oggi unire le lotte e seguire l’esempio della Grecia e della Guadalupa. Questa è la sola maniera d’agire che possa costringere i governi a ritirare i loro progetti.

Gli occupanti della Sorbona, venerdì 20 febbraio 2009, attraverso un anonimo.               (Movimento liceale/universitario)

tratto da:                                                              http://www.vagueeuropeenne.fr/spip.php?article66

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Il COX 18 arriva a Scienze Politiche Giovedi 19-02

"Per ricominciare a prenderci una piccola parte di quello che ci spetta…Non mancare!"
cox a spo
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Palestina: Tra neoliberismo e potere Usa

in “Montly Review”
luglio 2008

di Adam Hanieh

Durante il corso
degli ultimi sei mesi, l’economia palestinese è stata trasformata radicalmente
in conformità ad un nuovo piano tracciato dall’Autorità Palestinese (AP)
chiamato Piano di Riforma e Sviluppo Palestinese (PRDP).

Sviluppato in
stretta collaborazione con istituzioni come la Banca mondiale ed il Ministero
Britannico per lo Sviluppo Internazionale (DFID), il PRDP è attualmente in fase
di perfezionamento in Cisgiordania, dove l’AP di Abu Mazen ha l’effettivo
controllo. Esso abbraccia i precetti fondamentali del neoliberismo: una
strategia economica condizionata dal settore privato, in cui lo scopo è quello
di attirare gli investimenti stranieri e ridurre al minimo la spesa pubblica.

Capire la logica di
questa struttura economica è esplicativo per la valutazione dell’attuale fase
della lotta palestinese. La visione neoliberale che puntella queste politiche
fa da corollario centrale alla direzione politica sostenuta dal governo israeliano,
l’Autorità Palestinese ed i loro sostenitori USA ed UE. Lo scopo, come spiega
la prima parte di quest’articolo, è formalizzare una rete spezzata di cantoni
sotto controllo palestinese e zone industriali associate, dipendente
dall’occupazione israeliana, ed attraverso la quale una massa di lavoro
palestinese a basso costo viene sfruttata da gruppi di capitalisti israeliani,
palestinesi ed altri regionali. La struttura istituzionale in evoluzione per
l’economia palestinese, non solo include l’occupazione israeliana nel modello
di "sviluppo" concepito, ma agisce anche per alimentare la
responsabilità delle élite politiche ed economiche palestinesi per come queste
strutture operano.[…]

per scaricare l’intero articolo cliccare sotto

Tra neoliberismo e potere Usa

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Neoliberismo, il “Nuovo Medio Oriente” e la Palestina

Le motivazioni politiche ed economiche dietro l’attacco israeliano a Gaza

Il 27 Dicembre è iniziato l’attacco alla Striscia di Gaza: all’iniziale attacco aereo è seguita l’invasione terrestre. In questo lasso di tempo abbiamo assistito alla completa mancanza di volontà da parte di USA, U.E. e O.N.U. di aprire una strada di vera discussione con le forze politiche Palestinesi democraticamente elette. La scelta non è casuale.

Dietro al diritto di difesa israeliana vi è, infatti, la volontà di militarizzare l’area mediorientale attraverso l’invio delle "forze di pace" da parte dell’U.E.

In tempi di grave crisi del sistema capitalistico, una "breve" guerra si presta come un’ottima occasione per quei paesi alla ricerca disperata di nuovi mercati e manodopera a basso costo fornita dai milioni di immigrati. L’invio di truppe di pace, a massacro consumato, più che a stabilire una pace giusta, serve quindi a perpetuare lo status quo della parte dominante.

Facoltà di Scienze Politiche, Via Conservatorio 7 (MI)

Aula 26 Martedì 27 Gennaio, Ore 12.30 

Assemblea Studenti Scienze Politiche

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Assemblea Nazionale 13-14 Dicembre: per aprire un nuovo ciclo di lotte sociali!

 

Questo documento è il resoconto dell’assemblea nazionale svoltasi all’università
di Roma Tor Vergata.

 

La Facoltà di Lettere
e Filosofia Occupata dell’Università di Tor Vergata (Roma), ha ospitato una due
giorni di intenso dibattito: nodo centrale di tutte le discussioni è stato
sicuramente la crisi del sistema capitalista che da ormai trent’anni stiamo
vivendo. 

È partendo da questo
che siamo passati ad affrontare questioni che vanno dalla ristrutturazione del
sistema formativo all’autorganizzazione; dall’esigenza di legare le lotte degli
studenti alle mobilitazioni per la difesa del territorio, alle lotte dei
lavoratori, delle migliaia di cassa-integrati e licenziati; dalla repressione
delle lotte e dei migranti ai legami tra ricerca e industria bellica.

 
In questa ottica hanno partecipato e contribuito alla discussione alcune
strutture territoriali autorganizzate quali il Coordinamento contro
l’inceneritore di Albano e l’Assemblea Permanente No-Fly di Ciampino. 

Le assemblee hanno visto la
partecipazione di varie realtà che in questi ultimi mesi hanno avuto un ruolo
attivo nelle mobilitazioni prima contro le leggi 133 e 137, poi contro la legge
180 e il D.L. 1197.

Da Milano a Pisa, da Padova a
Firenze, da Roma a Napoli a Cosenza, studenti e lavoratori hanno messo a
disposizione di tutti/e la propria esperienza di lotta ed hanno posto
l’attenzione sulla necessità di mettere in campo, tutti quei percorsi politici che, a partire da
gennaio, dovranno necessariamente condurre ad un nuova capacità di creare
conflitto  e rilanciare le mobilitazioni da parte di tutte le realtà
autorganizzate .

 

Ulteriore obiettivo comune è
stato quello di mettere in atto, come primo passo, una rete nazionale degli
studenti che riesca realmente ad incidere nelle mobilitazioni attuali e future
e che possa offrire un punto di vista teorico e pratico di classe, cominciando
un percorso politico che andrà nei prossimi mesi nella direzione di una
generalizzazione sempre più ampia delle lotte.

Questo primo momento pubblico è
stato un punto di partenza per affrontare tutte le problematiche politiche che
ci troviamo davanti ma allo stesso tempo ci ha dato la possibilità di dotarci
di quegli strumenti necessari a continuare il lavoro in questa direzione.

È per questo che abbiamo già
proposto un successivo incontro nazionale previsto per la primavera prossima.

In quell’occasione potremo
confrontarci ulteriormente e fare il punto sulla situazione del movimento e
delle specifiche lotte cittadine che porteremo avanti.

 
Rilanciamo l’autorganizzazione ed il coordinamento tra le lotte, per aprire un
ciclo di lotte sociali!

 

14 Dicembre 2008


 

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La macchina delle conoscenze

di Enzo Modugno
da Il Manifesto del 12 dicembre

 
A ogni ondata di lotte per l’istruzione riaffiorano le questioni sulla
natura delle conoscenze: chi le produce, chi se ne appropria, «che
fare». Con almeno tre linee interpretative.
La
prima – dovuta ai nostalgici del fordismo che ritengono che il capitale
non sia cambiato – ripropone la rivendicazione tradizionale dei partiti
di sinistra che è sopravvissuta come richiesta della formazione una
volta fornita dalla riforma Gentile, ma estesa a tutti con la scuola
pubblica. È la linea di qualche partito e di qualche sindacato anche di
base della scuola. Equivale alla pretesa di quei socialisti francesi
dell’800 che volevano far diventare tutti capitalisti. La seconda non è
altro che positivismo informatico: teorici della moltitudine e
mediologi postmodernisti che hanno creduto nelle capacità liberatorie
delle nuove tecnologie, e che considerano perciò il nuovo capitale come
puro dominio, ormai senza alcuna funzione nella produzione. Credono
cioè che le tecnologie informatiche non siano macchine capitalistiche
ma strumenti dell’«intellettualità diffusa». L’economia sarebbe
diventata, come credeva Foucault, bioeconomia: quindi niente più
macchine perché è il cervello umano che è diventato capitale fisso. E
quindi concludono, romanticamente, che sono diventati produttivi tutti
i viventi.
Queste due prime posizioni dunque ritengono che sia
possibile appropriarsi del sapere nella forma in cui si trova. La terza
interpretazione invece, che qui si vorrebbe argomentare, critica il
sapere alla radice. Perché, reificato nel corso di un lungo processo
storico, il sapere è stato portato all’esterno, separato dal cervello
umano, identificato con la matematica, cristallizzato in un apparato
materiale: e è diventato infine mezzo di produzione e prodotto di una
nuova forma di capitale. Liberare il sapere dai limiti del cervello
umano è la specialità di questo nuovo capitale: le conoscenze infatti
abbandonano l’ambito ristretto del lavoro intellettuale di cui erano il
dominio, talmente fuse che in realtà non circolavano; ora invece,
prodotte e utilizzate da grandi masse di lavoratori mentali
dequalificati, possono circolare sul mercato mondiale, diventano il
nuovo valore di scambio, si generalizzano. Quest’ultima posizione ha
radici in Marx e nella filosofia del ‘900. La critica del sapere, che
da Husserl a Heidegger, da Lukàcs a Korsch, da Sartre alla Scuola di
Francoforte poteva sembrare una deduzione trascendentale, era in realtà
una deduzione empirica. Perché se, come ha scritto Marx, ciò che muove
le menti dei filosofi muove anche le ferrovie, nel nostro caso
l’analisi del sapere reificato coincideva con l’analisi della
produzione capitalistica di conoscenze che allora si stava preparando.
E quando questa ha cominciato a affermarsi, la critica dei filosofi è
diventata critica di massa del sapere almeno a partire dal ’68. Questo
sapere reificato, matematizzato, mercificato, pietrificato era
diventato una macchina capitalistica, e non ci si può riappropriare di
un sapere così ridotto, diventato un dispositivo di dominio messo a
punto per estorcere plusvalore. Per questo il «rifiuto del sapere» ha
determinato i comportamenti più radicali nelle lotte, nei movimenti
collettivi e negli atteggiamenti quotidiani.
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