in “Montly Review”
luglio 2008
di Adam Hanieh
Durante il corso
degli ultimi sei mesi, l’economia palestinese è stata trasformata radicalmente
in conformità ad un nuovo piano tracciato dall’Autorità Palestinese (AP)
chiamato Piano di Riforma e Sviluppo Palestinese (PRDP).
Sviluppato in
stretta collaborazione con istituzioni come la Banca mondiale ed il Ministero
Britannico per lo Sviluppo Internazionale (DFID), il PRDP è attualmente in fase
di perfezionamento in Cisgiordania, dove l’AP di Abu Mazen ha l’effettivo
controllo. Esso abbraccia i precetti fondamentali del neoliberismo: una
strategia economica condizionata dal settore privato, in cui lo scopo è quello
di attirare gli investimenti stranieri e ridurre al minimo la spesa pubblica.
Capire la logica di
questa struttura economica è esplicativo per la valutazione dell’attuale fase
della lotta palestinese. La visione neoliberale che puntella queste politiche
fa da corollario centrale alla direzione politica sostenuta dal governo israeliano,
l’Autorità Palestinese ed i loro sostenitori USA ed UE. Lo scopo, come spiega
la prima parte di quest’articolo, è formalizzare una rete spezzata di cantoni
sotto controllo palestinese e zone industriali associate, dipendente
dall’occupazione israeliana, ed attraverso la quale una massa di lavoro
palestinese a basso costo viene sfruttata da gruppi di capitalisti israeliani,
palestinesi ed altri regionali. La struttura istituzionale in evoluzione per
l’economia palestinese, non solo include l’occupazione israeliana nel modello
di "sviluppo" concepito, ma agisce anche per alimentare la
responsabilità delle élite politiche ed economiche palestinesi per come queste
strutture operano.[…]
per scaricare l’intero articolo cliccare sotto