Portiamo la Valle in università, No-Tav!

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Solidali con i lavoratori delle pulizie. Chi lavora senza stipendio?

Martedì 7 febbraio, davanti all’Università Statale di Milano, si è svolto il secondo presidio dei lavoratori appartenenti alla cooperativa Pulitecninca, responsabile delle pulizie dei locali del nostro ateneo. Dopo l’inizio della contestazione, essi hanno incontrato il dirigente legale dell’università, che ha cercato di prendere inutilmente tempo per fare fronte alle richieste dei lavoratori, che si vedono mancare tre mesi di stipendio, tredicesima e la riduzione del 60% dell’orario di lavoro.

La mancanza di risposte concrete e il temporeggiamento dell’autorità universitaria dimostrano il tentativo di sviare la responsabilità  della questione sulla ditta in appalto, quando invece spetterebbe all’università farsi garante degli impegni presi.

La logica delle gare d’appalto prevede infatti che a vincere sia la ditta che offre il maggior sconto su quanto l’università è disposta a pagare i lavori di pulizia e questo innesca un meccanismo di sfruttamento sulle spalle del lavoratore, in quanto l’unico modo che la ditta ha di abbassare il prezzo e vincere la gara è quello di contrarre gli stipendi degli operai a pari quantità di lavoro.

Esiste inoltre una normativa (decreto ministeriale 207/2010) che prevede la possibilità da parte dell’appaltatore di pagare direttamente i lavoratori. Quindi l’università, data anche l’inadeguatezza nello scegliere le ditte, deve fornire risposte precise e concrete ai lavoratori che chiedono di essere pagati per il lavoro che hanno svolto e che non si fermeranno alla mobilitazione di oggi, per evitare che la soluzione al problema sia solamente una riduzione dell’orario di lavoro (già di per sé molto basso) e una diminuzione quindi dei servizi garantiti dall’università.

Come studenti, precari e futuri lavoratori ci sentiamo in dovere di sostenere in tutti i modi possibili le giuste rivendicazioni dei lavoratori mobilitati, poiché riteniamo giusta la lotta di chi rivendica il proprio salario e poiché vediamo come una profonda contraddizione il fatto che quest’ateneo si vanti di essere un polo d’eccellenza quando non è neanche in grado di fornire la semplice pulizia dei propri locali in maniera chiara e trasparente.

 

LA SOLIDARIETA’ E’ UN ARMA, USIAMOLA!

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Un’operazione contro la Valsusa?Un’operazione contro tutti i movimenti sociali in lotta

Il 26 gennaio in tutta Italia si sono verificate 52 perquisizioni che hanno portato a 26 arresti e 16 denunce a piede libero per le mobilitazioni contro la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione (TAV). Le accuse sono resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e riguardano in particolare i fatti di Chiomonte del 3 luglio, quando una grandissima manifestazione si era opposta alla costruzione del “fortino”, creato per proteggere il cantiere di questa grande opera.

Ma alla popolazione della Val Susa, come a tutti noi, un modello di sviluppo incentrato su devastazione del territorio e sempre maggiori profitti per speculatori e padroni vari, non serve.

Dal 1991 in Val Susa i comitati popolari NoTav si battono contro questa linea ferroviaria sulla quale si giocano enormi interessi economici; interessi che sono in antitesi con i bisogni e le condizioni di vita reali della maggior parte della popolazione. In questo modo il capitalismo italiano cerca di rilanciare il proprio ruolo all’interno dell’UE, diventando una piattaforma di transito-merci e manodopera, e imponendo alla popolazione i costi economici, sociali, ambientali e militari dell’operazione. In Val Susa abbiamo visto una lotta partecipata, condivisa che ha travalicato i confini della valle, contribuendo a palesare i limiti di questo modello sociale.
Mentre la Tav passa sulla testa delle popolazioni, è in atto l’ulteriore smantellamento dei diritti nel mondo del lavoro annunciato dal governo tecnico.

In questi ultimi mesi, e anni, si sono moltiplicate le lotte dei lavoratori contro la chiusura delle fabbriche, lo sfruttamento, la continua precarizzazione dei contratti di lavoro, la mercificazione dell’istruzione.

Ne sono un esempio le aziende occupate, i presidi permanenti dei lavoratori, le mobilitazioni degli studenti, o dei comitati territoriali che si oppongono a progetti di devastazione territoriale attraverso la creazione di discariche (Chiaiano) o infrastrutture (ponte sullo stretto, TEM).
All’interno di queste lotte si sono mossi fino ad oggi gli arrestati. Le misure restrittive, coadiuvate dalla spettacolarizzazione mediatica, criminalizzano le lotte cercano di isolare questi compagni dal tessuto sociale in cui sono inseriti. Ma il movimento Notav è una lotta popolare con una esperienza ventennale che attraverso un senso di partecipazione attiva alla lotta ha sviluppato dei validi anticorpi alla distinzione tra buoni e cattivi.

Le lotte di oggi, per quanto frammentarie e parziali, pongono una critica profonda al capitalismo, e rappresentano un’anticamera concreta allo sviluppo di un diverso sistema sociale. Proprio questa alternativa preoccupa la classe dirigente. Nel tentativo di riproporre lo spauracchio degli infiltrati nei movimenti sociali (siano essi terroristi o blackblock), la toga rossa Caselli ha affermato che “questo non è un attacco alla Valsusa”. Infatti non lo è. E’ un attacco contro tutti i movimenti sociali in lotta.

Libertà per tutti/e.

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Lettera di Stefano, studente del Pascal, coinvolto nell’inchiesta NoTav

Ciao a tutti,

Sono Latino, oggi avrei dovuto tenere in questa assemblea un discorso riguardo la giornata della memoria istituita per ricordare il terribile sterminio nazifascista non solo verso gli ebrei ma anche verso altri soggetti ritenuti “diversi” come zingari e omosessuali e verso chi si è opposto attivamente quel terribile regime come comunisti, socialisti e cattolici. Non ci sono e penso vi starete chiedendo il motivo. Stamattina alle 6.30 sono stato svegliato da tre agenti della polizia che hanno fatto irruzione nella mia casa a Vimodrone. Hanno perquisito l’abitazione mettendola a soqquadro e hanno sequestrato diversi miei indumenti, il mio computer, la mia macchina fotografica e dei pericolosissimi scaldapiedi da ciclista pensando che fossero passamontagna.

Sono stato accusato con diversi capi di imputazione che ancora non mi sono ben chiari, tutti comunque riconducibili alle manifestazioni e alle proteste svoltesi in Valsusa da Giugno 2011. Terminata la perquisizione sono stato portato in questura e qui mi sono state prese le impronte digitali e mi sono state fatte le foto segnaletiche. Dopo che mi sono stati notificati i vari sequestri sono stato rilasciato in attesa del processo con obbligo di dimora a Vimodrone (non posso uscire dal mio comune di residenza).

Ho da sempre appoggiato la lotta No Tav perché la ritengo una protesta giusta e necessaria. In Valsusa vogliono costruire una nuova linea ferroviaria ad altra velocità Torino-Lione dannosa per l’ambiente e che comporta un immane sperpero di denaro pubblico. Le montagne in cui vogliono scavare il condotto ferroviario sono amiantifere e quindi pericolosissime per la popolazione locale. Inoltre in Valsusa sono già presenti una statale, un’autostrada e una linea ferroviaria Torino-Bardonecchia che verrà depotenziata rendendo più complicato l’afflusso dei pendolari verso Torino.Insomma in un contesto come quello di oggi, dove vengono tagliati i treni-pendolari di studenti e lavoratori si vanno a costruire opere faraoniche con infiltrazioni mafiose certe negli appalti, che non servono proprio a nessuno se non ai pochi eletti che si potranno permettere il costo del biglietto. In Valsusa è presente un movimento che si oppone alla Tav da più di 20 anni, che è fortemente radicato nel territorio e che è sempre riuscito a bloccare questo orribile progetto.  A Giugno 2011 nell’area preposta all’inizio del cantiere è stato organizzato un presidio permanente che poi è diventato un campeggio, una cittadina, “La libera repubblica della Maddalena”, direi una “Comune” dove nello stesso tempo in cui si protestava contro la Tav ci si auto-organizzava, si sperimentavano forme nuove di vita sociale, democrazia diretta decisionale riguardo le cose da fare, divisione dei mestieri; insomma si sperimentava un nuovo modello di società, seppur in miniatura.

Il 27 Giugno la polizia dopo ore di scontri e con il massiccio impiego di gas lacrimogeni al CS ha sgomberato l’area, distrutto la Libera Repubblica e militarizzato l’intera zona facendo scempio del museo archeologico e delle tombe presenti. Il 3 Luglio c’è stata la reazione del popolo NO TAV con un corteo molto partecipato che si è diretto verso l’area del cantiere ed è culminato con l’assedio alle recinzioni e con pesanti scontri fra manifestanti e polizia. I capi di imputazione si riferiscono in generale a queste due date. Nell’inchiesta sono state coinvolte circa 200 persone in tutta Italia con circa una trentina di arresti, fra cui un consigliere comunale del Movimento 5 Stelle. Vorrei dire a TUTTI i telegiornali e a quella MERDA di Palazzi che non sono 2 i cittadini della Valsusa arrestati perché nel mio mandato la stragrande maggioranza degli inquisiti assieme a me sono residenti o a Torino o in Valsusa… .

Al di là di tutto quello che mi preme dire è che, senza mezzi termini, mi è stato impedito il diritto allo studio perché per rispettare gli obblighi (se non lo faccio mi hanno detto che finisco dentro) devo rimanere a Vimodrone e non posso allontanarmi per nessun motivo, nemmeno per recarmi a scuola. Trovo questo veramente scandaloso. Un’altra cosa che mi fa molto incazzare è che domani mattina magari leggerete sui quotidiani”Latini terroristi”arrestati il figlio del terrorista Claudio Latino”….questo mi fa molto male… e non perché io odi mio padre al quale anzi voglio un bene immenso e che mi manca tantissimo ma perché si usa sia la mia immagine che la sua in chiave forcaiola e denigratoria, della serie “sbatti il mostro in prima pagina”. E’ chiaro che è stato tutto molto pesante ma mi sto piano piano riprendendo soprattutto grazie ai tantissimi messaggi di solidarietà da amici, conoscenti, compagni di classe e di scuola…scusate se ho risposto alla metà ma mi avete veramente tempestato!!!ringrazio tutti immensamente… mi mancate TUTTI, posso perfino dire….mi manca la scuola! Mi avete commosso! Ora e sempre NO TAV!

Vimodrone 26/1/2012

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La crisi come nessuno la racconta

Parteciperà ad entrambi gli incontri Giulio Palermo, ricercatore dell’ Università di Brescia.

 

Primo incontro: MERCOLEDì 18/01 AULA 12 ore 16:30

– La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto e le sue implicazioni
– Dalla crescita del dopoguerra alla fine del sistema di Bretton Woods
– Dalla precaria ripresa degli anni ’90 alla bolla della new economy

Secondo incontro: MERCOLEDì 25/01 AULA 12 ore 16:30

– Dalla crisi dei mutui subprime del 2007 alla grande crisi finanziaria 
– 2011. La crisi si propaga all’U.E. Dalla crisi del debito alla crisi dell’ euro 
– Governo Tecnico, tra riforma Gelmini e modello Marchionne  

Facoltà di Scienze Politiche
Via Conservatorio, Milano

scienzepolitichemilano@inventati.org 

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Gli studenti di Scienze Politiche su alcun* docenti della facoltà e sul caso Giannino

Riportiamo qui di seguito la risposta degli studenti al comunicato del preside di Scienze Politiche (firmato da numerosi professori della facoltà), sugli avvenimenti del 1 dicembre. Al termine della risposta c’è in allegato anche il testo dei docenti cosicché chiunque possa trarre le proprie conclusioni”.

GLI STUDENTI DI SCIENZE POLITICHE SUL CASO GIANNINO

I fatti accaduti giovedì 1 dicembre nella facoltà di scienze politiche sono giusti. Un ricco giornalista che per anni ha raccontato quotidianamente sui media nazionali che lo smantellamento dello stato sociale, la libera concorrenza e la precarietà fossero la medicina di tutti i mali, merita pomodori e insulti da chi da anni subisce gli effetti collaterali di tali medicine, ossia la maggioranza di noi studenti. Quello che più ci interessa notare è che gli sproloqui del signor Giannino non rappresentano altro che la faccia sbarazzina e telegenica di ciò avviene quotidianamente nella facoltà di Scienze Politiche di Milano, dove da molto tempo ci viene insegnato che:
– tagliare lo stato sociale (loro la chiamano ‘ricalibratura’);
– precarizzare la manodopera (in linguaggio dotto ‘flessibilizzazione della forza-lavoro’);
– licenziare selvaggiamente (come ci insegna il signor m’Ichino a Confindustria, la ‘riduzione dei privilegi’);
– tenere sotto controllo l’inflazione (ergo, riduzione del salario diretto e indiretto a vantaggio delle rendite finanziarie);
sarebbero i prerequisiti della crescita economica. Probabilmente, i nostri cattedratici e i loro portaborse devono aver vissuto sulla luna, non accorgendosi che nonostante 30 anni di liberismo, dal 2008 ci troviamo nel bel mezzo di una crisi senza precedenti, con il 30 per cento di noi giovani e meno giovani condannati ad un futuro di disoccupazione, salari e pensioni da fame. Per questa ragione, non ci stupiamo minimamente della condanna del corpo baronale (con servitù annessa) della facoltà di Scienze Politiche nei confronti di noi studenti che abbiamo contestato la presenza del signor Giannino e dei crumiri di “azione universitaria” che tenevano l’asta. Ma il ridicolo, i nostri docenti, lo sfiorano quando pretendono di impartirci lezioni di democrazia e pluralismo. Dicono le anime pie: “l’università deve essere una zona franca dove tutte le idee hanno libero accesso e libera espressione…nessuno può arrogarsi il potere di stabilire e imporre chi può parlare e chi deve stare zitto, chi ha le idee giuste e chi quelle sbagliate.” In una facoltà in cui:
– il reclutamento è effettuato in base alla fedeltà mostrata al barone di turno;
– i soggetti che si rifiutano di portare le borse e prostituire la propria testa e la propria dignità sono purgati con precisione geometrica in ambito concorsuale;
– la maggioranza dei programmi serve a riprodurre i privilegi di una parte della società (la loro) sull’altra (la nostra);
– il nostro diritto di discutere in maniera critica di scienze sociali è represso a scadenze semestrali dalla polizia;
tale richiesta di ‘rispetto dei diritti e delle libertà degli altri’ ci sembra un miserabile tentativo di coprire le proprie vergogne e le proprie responsabilità.
Oggi è toccato a Giannino e ai suoi paggetti di corte di azione universitaria. Domani chissà…

Assemblea di Scienze Politiche
scienzepolitichemilano_at_inventati.org
www.spomilano.noblogs.org

Alcuni/e docenti sul caso Giannino

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A VOLTE RITORNANO… Qualche riflessione sulla mobilitazione antifascista a Scienze Politiche

Giovedì 1 dicembre, nella facoltà di Scienze Politiche di Milano, ha avuto luogo una giornata di mobilitazione antifascista, per ostacolare lo svolgersi di un’iniziativa organizzata da Azione Universitaria, gruppuscolo legato a quella che fu Alleanza Nazionale, faccia pulita nel panorama del neofascismo del nostro paese. Con il beneplacito dell’università tentavano infatti di mettere in scena una conferenza sulla crisi in Europa, la situazione italiana, e le possibili soluzioni; come relatori Renato Besana (giornalista di Libero noto per le sue collaborazioni con Forza Nuova) e Oscar Giannino (apologeta del neoliberismo più sfrenato sempre presente in molti talk-show spazzatura). Ovvero, ci venivano a spiegare come risolvere la stessa crisi che loro stessi hanno contribuito a creare in anni e anni di governo.

Dall’assemblea fatta Mercoledì, è nata quindi l’esigenza di costruire un momento di lotta condiviso: decine di studenti si sono raccolti nel cortile già dalla mattinata, con banchetti informativi, interventi, musica, pranzo sociale. I fascisti sono arrivati, come da copione, protetti da un impressionante spiegamento di forze di polizia. Sono entrati da una porta di servizio, mentre tutta la facoltà e i suoi accessi erano presidiati da studenti. Quella che doveva essere una pubblica conferenza in aula 26 si è trasformata quindi in un’esigua presenza (senza conferenza e senza un relatore) nell’aula 3, sorvegliata a vista da schiere di polizia in borghese dentro la facoltà e celerini nelle vie adiacenti pronti ad intervenire.

Qui c’è da essere chiari: questi soggetti, che ci impongono i tagli all’università, le missioni militari, la continua precarizzazione del mercato del lavoro, ora si scandalizzano se qualcuno gli nega l’agibilità politica; ma la cosa non deve stupire: proprio coloro – studenti e lavoratori – che subiscono ogni giorno gli effetti delle politiche da macelleria sociale di questi politicanti, si sono opposti praticamente, e con determinazione, alla loro presenza in facoltà.

Intanto, le stesse autorità accademiche che spianano la strada a questi loschi figuri, chiudono le porte in faccia agli studenti che rivendicano spazi di socialità o di dibattito critico dentro le mura dell’università. Ogni occupazione di spazi vuoti viene infatti gestita come un problema di ordine pubblico. Lo spazio di via Livorno è stato sgomberato più volte dalla polizia, lo spazio sotto la biblioteca (Scantinato 28) sprangato e chiuso all’accesso. Ma i baroni non si fanno certo problemi: mentre predicano la flessibilità lavorativa e intrattengono relazioni col mondo imprenditoriale, autorizzano un’iniziativa assolutamente compatibile col sistema di  potere di cui sono espressione.

Per questo motivo, la tematica dell’antifascismo non può che essere collegata a percorsi di lotta più ampi: contrastare l’aziendalizzazione dell’università, ulteriormente accelerata dalla riforma Gelmini, è il contesto entro il quale si colloca la nostra presa di posizione contro Azione Universitaria (che ha voluto, appoggiato e difeso tale riforma).

La logica dello scontro tra opposti estremismi, neri contro rossi, si è quindi infranta davanti alla quantità di studenti comuni, giovanissimi, che hanno partecipato attivamente alla giornata e alla sua preparazione. Ancora una volta si è visto come questa non sia una battaglia contro il fascismo in quanto ideologia, bensì contro un modello sociale capitalistico ormai decrepito, le cui contraddizioni ci stanno trascinando sempre più a fondo.

Quello che conta, è che la nostra opposizione passi dalle lotte quotidiane, che vengono portate avanti nelle facoltà, nelle scuole, nei quartieri, nei luoghi di lavoro. Combattere la svendita dell’università, le manovre economiche lacrime e sangue, e rivendicare garanzie e diritti per coloro che producono la ricchezza di questa società, è ciò che crea il retroterra per togliere spazio ai fascisti di ogni risma, di strada o di governo, dentro e fuori le università.

Assemblea scienze politiche

scienzepolitichemilano@inventati.org

spomilano.noblogs.org

 

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I fascisti ritornano in facoltà. Diamogli il benvenuto.

Questa settimana si è aperta con il ritorno alla facoltà di Scienze Politiche di una vecchia conoscenza: Azione Universitaria.

Nient’altro che la costola universitaria di Azione Giovani, formazione giovanile di quella che fu Alleanza Nazionale, ora PDL.

Dopo essersi rivendicati la riforma Gelmini, dopo aver appoggiato in parlamento le missioni di guerra in Afghanistan e Iraq, dopo aver avallato le manovre anti crisi che hanno portato ai tagli e allo smantellamento dello stato sociale, tornano sulla scena, cavalcando il malcontento contro questo sistema, per proporci fantomatiche soluzioni a problemi che loro stessi, per primi, hanno contribuito a creare.

Lo fanno cercando di dare parola in università a due individui, Renato Besana giornalista di Libero che vanta collaborazioni con l’estrema destra più squadrista e Oscar Giannino, prezzemolo dei talk show televisivi, noto apologeta dei tagli alla spesa sociale per coprire i miliardi di debiti delle banche.
Insomma fascisti “di lotta”, ma banchieri di governo.

Non siamo disposti ad accettare la loro presenza nelle università.

Martedì-Mercoledì dalle 10.00 volantinaggi
Mercoledì ore 15.00 assemblea di facoltà in aula 26

GIOVEDì DALLE 10.00 GIORNATA DI MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA IN FACOLTA’

Assemblea Scienze Politiche

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Grandi Opere o Grandi Profitti. C’e’ chi dice NO!

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Qual è la vera violenza?Riflessioni sulla mobilitazione del 15 ottobre

In questi mesi abbiamo visto mobilitarsi, contro le politiche di governi, UE, e banche centrali, tutti quei soggetti sociali ai quali si vuole fa pagare i costi della crisi: noi lavoratori (o studenti-lavoratori) prima dovremmo “pagare il debito”, e poi rinunciare a buona parte dei nostri diritti, e del nostro salario, per permettere a imprese, banche e speculatori di tornare a fare profitti.

Di fronte a questo scenario, l’opposizione è ampia e articolata, dalla Grecia, alla Spagna alla Gran Bretagna, sino a lambire l’altra costa dell’Atlantico. Questo perché ovunque, di fronte alla crisi, i governi agiscono tutti allo stesso modo: salvano le banche e buttano a mare i lavoratori.

 

La grande partecipazione al corteo di Roma ci dimostra quanto ampie siano le contraddizioni sociali e, soprattutto, quanta poca fiducia riponiamo nelle “ricette” dei governi. Loro, del resto, non sembrano prestare molto ascolto quando protestiamo secondo le “regole”. Contro la svendita dell’università pubblica per esempio, abbiamo fatto di tutto: dai cortei, alle lezioni in piazza, a manifestazioni di ogni genere. Ma solo quando la protesta ha assunto un carattere più “incisivo” (cortei selvaggi, blocchi, ecc.) la questione è uscita con forza. Nonostante tutto, poi, la riforma è comunque passata …

 

Qual è la violenza legittima?

Noi non accettiamo lezioni di “confronto democratico” dai signori che siedono in parlamento e che decidono sulle nostre teste. Nessuno di loro ci ha mai chiesto se ci va bene essere sfruttati, precari a vita, in un call center, in una cooperativa, o in qualsiasi altro posto di lavoro. Volutamente, mantengono decine di migliaia di migranti, per i quali non è possibile ottenere un permesso di soggiorno, in una condizione di totale ricattabilità. Destinano poi milioni di euro per interventi militari che implicano immani sofferenze per le popolazioni che li subiscono. Tagliano le risorse per scuole e università, mentre investono miliardi nelle grandi opere che devastano il territorio (come la TAV).

Questa è la democrazia. Non solo abbiamo una cricca di governanti corrotti che vivono sulle nostre spalle; ora, distruggono perfino il nostro futuro. E’ questa la legalità che difendono. E si indignano pure di fronte alla legittima e concreta protesta di coloro che, nei loro piani, devono soltanto tacere.

 

Lunedì mattina, dopo il corteo, sono partite in varie città decine di perquisizioni, giustificate dall’articolo 41 Tulps (testo unico leggi di pubblica sicurezza; un arnese recuperato direttamente dal ventennio fascista). Suddetto articolo permette la perquisizione da parte delle forze di polizia “che abbiano avuto notizia, anche indiziaria, di armi, munizioni o materiali esplodenti in qualsiasi luogo pubblico o privato”. Un modo per “piegare” le leggi che loro stessi scrivono qualora non convenga osservare. Non ci sorprende un tale evento, al contrario lo vediamo come un disperato tentativo di intimidire le migliaia di persone che hanno occupato piazza San Giovanni ed estraniarle dalle centinaia di migliaia che hanno riempito Roma. Il solito trucco del “divide et impera” dal tempo dei romani alle democrazie odierne resta sempre attuale. Vorrebbero farci credere che si trattò di provocatori o di delinquenti. Ma come scrive una compagna, la quale citiamo volentieri, “vorrei chiedervi l’umiltà di comprendere che più di 10.000 persone oggi hanno caricato e controcaricato la polizia, la finanza e i carabinieri… e lo hanno fatto compatti, spalla a spalla, metro per metro.

Come si fa tra compagni, non tra guardie o aspiranti tali”.

 

Continuiamo la lotta contro l’aziendalizzazione dell’università e la precarietà sui luoghi di lavoro, in totale solidarietà con gli studenti e i lavoratori che ovunque nel mondo si oppongono alle politiche neoliberiste del governo di turno.

 

La vera violenza è precarietà, guerra e sfruttamento. Libertà per tutti gli arrestati!

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