Dal 16 al 18 Ottobre, l’Università “La Sapienza” si è trasformata in una fiera-vetrina, la “Maker Faire”, provocando la sospensione delle attività didattiche e di segreteria previste in quei giorni, permettendo alle aziende di usare tali spazi per promuovere le loro politiche di sfruttamento e ricerca del profitto.
Un nutrito gruppo di studenti universitari si è ritrovato in presidio nei pressi del cortile antistante l’ingresso per:
-denunciare la svendita dell’università ai privati, con un processo di aziendalizzazione che si fa perciò ancora più palese: noi studenti siamo un bacino di forza lavoro gratuita alla mercè delle aziende grazie a stage e tirocini; il CdA delle università è costituito da privati, che quindi intervengono direttamente sulla gestione dei fondi pubblici in base alle loro esigenze. Ed oggi si è arrivati al punto in cui l’università viene chiusa e adibita a fiera-vetrina per aziende. Oltre al danno la beffa, infatti l’ingresso agli spazi universitari prevedeva il pagamento del biglietto, anche per gli stessi studenti.
-opporsi all’impiego di fondi universitari per l’organizzazione di una fiera privata, piuttosto che migliorare le condizioni del diritto allo studio
La risposta che gli studenti hanno avuto è stata la repressione: cariche e manganellate da parte della polizia, con correlato fermo di 4 studenti e il ferimento di altri 10.
Queste “risposte” rendono evidente la volontà di reprimere ogni tentativo di opposizione ad un modello universitario che promuove l’aziendalizzazione e lo sfruttamento del sapere e degli studenti, utilizzati come forza-lavoro gratuita per le stesse aziende.
Anche noi, come gli studenti de La Sapienza, rivendichiamo il fatto che l’università NON è di chi la utilizza per ricavare mero profitto. Lottiamo infatti per un’università che sia accessibile a tutti indipendentemente dal reddito e sia luogo di discussione e confronto critico sulle contraddizioni che ci circondano.
Assemblea Scienze Politiche