…E’ SEMPRE IL SOLITO RI-TORNELLO!

Borse di studio che diminuiscono ogni anno, rette tra le più alte d’Italia, di mense ce ne sono poche (nella facoltà di Scienze Politiche sono persino assenti) e costose. In poche parole quello che è rimasto del diritto allo studio è un flebile lumicino lasciato acceso più per opportunismo che per altro, mentre stipendi e finanziamenti di ricerca per i signori docenti-baroni non mancano mai.

Eppure, in questo quadro desolante, nelle ultime settimane, il rettore Vago e l’amministrazione dell’Università Statale di Milano hanno comunicato una loro decisione: una spesa di decine di migliaia di euro per l’installazione di telecamere e tornelli all’interno dell’Università.
L’alto baronato che domina l’università, contestato e interrogato in merito, si è affrettato a dichiarare che le telecamere saranno limitate agli “spazi interni, non pubblici” (chissà se verranno rispettate le norme che vietano il controllo a distanza dei propri dipendenti). Mentre per quanto riguarda i dispositivi di limitazione d’accesso al momento abbiamo assistito ad una roccambolesca, quanto sospetta, marcia indietro.

Già perché se l’università è un luogo pubblico e aperto a tutti, ora succederà che solo coloro dotati dell’autorizzazione necessaria, concessa dal Rettore, potranno accedere ai luoghi sottoposti a tali restrizioni. Questo si aggiunge alla triste norma in vigore dall’anno scorso la quale sancisce che, se gli studenti volessero organizzare una qualsiasi iniziativa, per invitare un relatore esterno, dovranno d’ora in poi richiedere l’autorizzazione di Vago, o chi per lui.

E’ chiara la volontà ad impedire non solo l’auto-organizzazione di noi studenti, ma a rendere più difficoltose anche le possibili relazioni con altri settori sociali: pensiamo alle tante volte che ci siamo trovati ad entrare negli uffici dei lavoratori dell’università e non solo, pratica che ci ha permesso di sostenere fianco a fianco lotte comuni ma anche semplici relazioni di convivenza e di reciproca solidarietà.
Tutto ciò non è altro che un ulteriore piccolo passo che palesa la tendenza oramai accertata dell’utilizzo privatistico di fondi e strutture: scelte arbitrarie che, senza rendere conto al corpo studentesco, spostano i già pochi fondi destinabili al diritto allo studio verso investimenti di dubbio valore ed utilità.
E sono gli stessi che ci dicono che l’università pubblica è inefficiente!

Tali atti evidenziano ciò che intendiamo quando parliamo di aziendalizzazione dell’università: al nostro rettore, cosi come all’istituzione universitaria in generale, poco importa della nostra sicurezza: la possibilità di poter finire il corso di studi, grazie ad alloggi e borse di studio, senza dover rincorrere tempi e scadenze, affitti inaccessibili, lavori al limite dello schiavismo e dalla flessibilità più sfrenata.Tutto ciò è reso ancora più assurdo dal fatto che l’università venga pagata a caro prezzo grazie al lavoro nostro e/o dei nostri familiari.

Non vogliamo maggior controllo, ma vogliamo riprenderci ciò che ci spetta e che dovrebbe essere già nostro: l’università è di chi la vive quotidianamente, non di chi dell’università intende farne una propria azienda.

Vogliamo che l’università sia libera ed accessibile a tutti, e non sia invece una barriera sociale, da una parte, alla crescita critica collettiva oltre che personale, dall’altra, a condizioni di vita più giuste e dignitose.

Assemblea Scienze Politiche

scienzepolitichemilano@inventati.org

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