ASSEMBLEA DI PRESENTAZIONE DE “LO SPAZIO”

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NON CHIEDIAMO LA LUNA, ABBIAMO LO SPAZIO

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IL NUOVO SPAZIO

Il giorno martedì 21 Maggio gli studenti di Scienze Politiche si sono riappropriati di uno spazio utilizzato dai privati come deposito: stiamo parlando dello spazio fino ad un anno fà sfruttato dalla Cuesp, una cooperativa fallita insieme alla Cuem di Festa del Perdono. Tale spazio fungeva per l’appunto da sgabuzzino per le scartoffie fallimentari di queste imprese che facevano profitto su un bisogno primario per gli studenti: quello dei testi sui quali studiare. Il bisogno di occupare senza intermediari questo spazio vuoto è derivato dal fatto che gli studenti si sono ritrovati senza luoghi utili non solo per studiare (pensiamo al sovraffollamento di biblioteca e aule studio) ma anche per pranzare, confrontarsi, accrescere il loro sapere critico, ritrovare una socialità andata perduta attraverso il ritmo incalzante dell’esamificio.

L’AUTORGANIZZAZIONE

Non è un caso che alcuni studenti abbiano preso l’iniziativa di liberare un’aula fantasma durante le elezioni: contrapporsi alla logica della delega attraverso l’autorganizzazione è risultata necessaria, prima di tutto perché pensiamo che attraverso questa pratica possiamo riuscire a far crescere il nostro spirito critico senza piegarsi ai voleri di baroni e aziende, dopo di che perchè riteniamo che la rappresentanza vada ad inserirsi in un discorso che legittima lo stesso sistema che ci taglia l’accesso allo studio facendoci pagare la crisi che stiamo vivendo. Non parliamo dunque di ideologie, ma di domande rese risposte attraverso l’azione, spinte da un’analisi che non si limita a considerare l’università come una corporazione che rivendica diritti per se stessa, ma che in modo lungimirante vuole realizzare pratiche per lottare contro i sacrifici imposti dall’austerità per far valere al contrario i propri bisogni.

LE PRIME PROPOSTE

In questa prima settimana di occupazione lo spazio ha respirato un’aria nuova, visto molte facce, sentito molte storie: le proposte sono state dai controcorsi

(che approfondiscono ben oltre la lezione frontale a cui siamo abituati), agli strumenti per scaldarsi il cibo portato da casa, dalla visione e il dibattito di libri e film, fino alla possibilità di fare fotocopie a costi non proibitivi, per arrivare ad un caffè in compagnia, lo scambio di appunti e lo studio in gruppo. Nonostante questa sia stata una libreria a suo tempo, il nuovo spazio non vuole limitarsi alla funzione di erogazione di testi (nonostante il progetto di condivisione libri in pdf Libreremo che va avanti ormai da molto tempo) ma anzi vuole aprirsi verso qualsiasi proposta corrisponda ai bisogni materiali non soddisfatti e alle necessità di confronto politico che non riesce ad esuarirsi in questa istruzione sempre più di classe.

LA SUA GESTIONE

L’Assemblea costituisce parte necessaria e fondamentale per la gestione dello spazio appena liberato: accomunata dalla lotta contro l’università-azienda portata avanti dalle riforme degli ultimi anni, questa si prefigge la riappropriazione di tempi e spazi secondo le necessità degli studenti e degli studenti lavoratori, cercando un confronto politicamente costruttivo e slegato dalle logiche di rappresentanza, ma che veda la sua realizzazione nella costruzione di un luogo utile alla lotta contro l’università-azienda, dove ciò che conta è la propria partecipazione in prima persona, in modo da porsi direttamente in lotta per ciò che vogliamo.

Con il lavoro di tutti si potrà smettere di rinunciare e iniziare a costruire.

Programma della prossima settimana:

Tutte le mattine aula studio dalle 9 alle 12

Lunedì e mercoledì: pranzo! Pasta e panini in tempo di crisi! EAT THE RICH

lunedì: assemblea di gestione h 14.30

martedì: discussione sulla crisi h 14.30

Mercoledì: presentazione dello spazio con collegamenti da altre realtà studentesche occupate in italia h 14.30

-a seguire “aperitivo”-

Giovedì: questione di genere (mattina, h 10),assemblea politica h 14.30, cineforum h17.30

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NON CHIEDIAMO LA LUNA, VOGLIAMO “LO SPAZIO”

NON CHIEDIAMO LA LUNA, VOGLIAMO “LO SPAZIO”

20130521_101045Oggi gli studenti di Scienze Politiche  si sono riappropriati di uno spazio inutilizzato dell’università.  Lo spazio è quello della libreria Cuesp, che fallita da più di un anno,  non è stata ancora riaperta all’utilizzo degli studenti. Proprio per la mancanza di spazi all’interno della nostra facoltà( assenza di mensa, luoghi dove studiare e confrontarsi)per lottare contro un’università che si sta sempre più aziendalizzando imponendo ritmi  sempre più frenetici  e contenuti sempre più asserviti agli interessi delle aziende e delle banche, abbiamo deciso di riprenderci ciò che ci continuano a negare.

Invitiamo tutti a passare, dare sostegno, e portare idee per  fare rivivere un luogo che appartiene a tutti gli studenti!

Pranzo sociale dalle 12 in poi (in cortile)

A seguire nello Spazio! :

ore 14.00 assemblea pubblica,

ore 16.30 banchetti di discussione su questione di genere e crisi economica,

dalle 18.00 aperitivo con djset.

Assemblea di Scienze Politiche

spomilano.noblogs.org

scienzepolitichemilano@inventati.org

 

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NON VOGLIAMO LA LUNA, VOGLIAMO LO SPAZIO

DIOSANTO

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Accade a Napoli.

Nuova aggressione camorrista/fascista!

Ieri sera intorno alle ore 20 un nostro compagno è stato riconosciuto e aggredito da due noti camorristi/fascisti (presenti anche durante gli scontri a Piazza Plebiscito il 7 maggio scorso). Colpito alle spalle appena si è girato per rispondere sono intervenute un’altra decina di persone legate ai due cammorristi/fascisti dal vincolo delle assunzioni clientelari. Insomma servi che soccorrono altri servi. Al nostro compagno sono dovuti essere applicati 3 punti all’esterno del labbro e 2 all’interno.

Ancora una volta, come sempre, non denunceremo i nostri aggressori. Fiducia in questo stato e nei suoi tribunali non ne abbiamo mai avuta e non saranno queste aggressioni a farci cambiare idea.

A parlare saranno le strade.

Studenti Federico II 
www.studentifedericosecondo.org
Mensa occupata  
www.mensaoccupata.org
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Cronaca e valutazioni della giornata del 7 maggio a Napoli.

Contro fascismo e repressione non un passo indietro!

La giornata del 7 Maggio a Napoli va analizzata in tutta la sua complessità poiché a parer nostro molti sono gli aspetti da approfondire e su cui sentiamo l’esigenza di esprimerci.

La necessità di portare solidarietà ai compagni e alle compagne del movimento studentesco milanese colpiti il giorno prima da cariche di polizia e carabinieri all’interno della Statale, ci ha fatto scendere in strada in forma di presidio in occasione della visita istituzionale del neo ministro della Istruzione Carrozza. Torneremo a questo dopo,cercando di ripercorrere in ordine cronologico la giornata. Il primo dato che salta agli occhi, testimoniato da video e foto abilmente strumentalizzate dai mezzi di comunicazione, è un innalzamento del livello repressivo da parte degli organismi di Polizia. Questo inasprimento non ha riguardato solo una realtà di lotte locali ma ha assunto un profilo nazionale. Ne sono un esempio gli episodi di violenza poliziesca come risposta ai percorsi di lotta dei lavoratori della logistica di Bologna o dell’Ikea di Piacenza o dei lavoratori della Esselunga.

Più si manifestano le contraddizioni della crisi, più gli spazi di dissenso si riducono fino a scomparire. Fino a pochi anni fa, durante le contestazioni ai ministri dell’istruzione o chi per essi, si cercava almeno di salvare la faccia. Venivano impiegati alcuni strumenti come Udu/Uds che venivano accettati in delegazione per mostrare la disponibilità dello Stato. In questa fase non esiste alcun margine di trattativa né di discussione. La crisi rende più difficilmente tollerabili il dissenso della classe sfruttata che si vede rapinata di diritti, salario e futuro.

E allora cariche a freddo contro lavoratori e studenti, intimidazioni, sgomberi di spazi occupati diventano le uniche risposte che questo sistema economico offre e può offrire.

Riteniamo imprescindibile un’analisi della fase che tenga conto degli attuali rapporti di produzione e dei conseguenti rapporti sociali per riuscire ad organizzare una risposta adeguata. I numerosi percorsi di lotte ambientali, studenteschi e lavorative non possono sopravvivere senza la capacità di strutturare una risposta consapevole e costante a questi attacchi che non tarderanno a ripetersi e ad alimentarsi piuttosto che a diminuire nella propria violenza repressiva.

Ore 12:00. Partiti dal centro, gli studenti si sono recati in presidio sotto la Prefettura in piazza Plebiscito. Il presidio è nato in solidarietà agli studenti Milanesi colpiti dalle violente cariche della polizia dentro l’Università Statale di Milano, in seguito allo sgombero della biblioteca autogestita “Ex-Cuem”.La piazza non era vuota: una trentina di ex dipendenti del consorzio di Bacino, addetti alla raccolta differenziata, afferenti al Sindacato Confederale Nazionale Lavoratori Italiani, avevano un incontro programmato con il Prefetto a quell’ora.

Ore 12:40. Dopo un primo momento di compresenza, al lancio da parte degli studenti di alcuni cori antifascisti la situazione è degenerata per la provocatoria presenza di Salvatore Lezzi, fondatore di Forza Nuova a Napoli, arrestato nel 2003 per l’estorsione di tangenti dei disoccupati in connubio con lo storico clan Misso della Sanità, da sempre vicino all’estrema destra napoletana. Lezzi, assieme ad un altro gruppetto di infami ha iniziato un aggressione verbale e fisica nei confronti del presidio. Spinte, calci e minacce tutto questo sotto gli occhi di celere e digos. A questa aggressione fisica e verbale, si è cercato di dare una risposta seppur improvvisata e non organizzata. Non si è però riusciti a resistere alla successiva carica di celere che, ignorando il gruppo di fascisti, si è scagliata contro gli studenti, sospingendoli verso la piazza e riuscendo a fermarne uno.

Ore 13.10. Non cedendo al ricatto dell’abbandono immediato della piazza in cambio del rilascio del compagno, gli antifascisti sono rimasti in forma di presidio. Dopo un apparente momento di calma, alcuni dei principali protagonisti della provocazione iniziale hanno tentato di aggirare lo schieramento di celere. Proprio Salvatore Lezzi ha lanciato un casco in direzione del presidio non riuscendo a cogliere l’obiettivo. A questo punto è intervenuto un agente della digos che ha amichevolmente raccolto il casco da terra, restituendolo al camorrista/fascista. Grazie all’intervento di un Digos, dunque, il lancio è stato ripetuto due volte. Contemporaneamente altri sgherri si avvicinavano provocatoriamente ai compagni in atteggiamento di aperta sfida. Fianco a fianco fascisti e celere con. l’ausilio dei blindati, hanno caricato congiuntamente, costringendo gli studenti a ripiegare ai margini della piazza. Proprio in questi frangenti avviene il secondo fermo ai danni di un compagno riconosciuto, pestato, tradotto all’interno della Prefettura in cui sono continuate intimidazioni e vessazioni (schiaffi e altri colpi ai genitali). Nei video si vede distintamente uno dei servi fedeli di Lezzi lanciarsi contro i compagni e sistemarsi una cosa nella tasca destra; dal presidio si vedeva chiaramente il ferro di una lama brillare. Durante tutto lo svolgimento della dinamica e le cariche la Digos non si è accontentata di mantenere il solito, finto livello concertativo ma è stata anch’essa esecutrice e protagonista di offese verbali e fisiche e di continue provocazioni, altro segnale dell’innalzamento repressivo generale che suona anche come un campanello per chi in questi anni ha creduto di poter stabilire delle relazioni con questi soggetti. Al secondo ricatto il gruppo di compagni ha dovuto definitivamente sciogliere il presidio e riunirsi verso il Rettorato dove era prevista un’occupazione e una conferenza stampa.

Ore 14. Il Rettorato della Federico II è stato occupato per un’ora e mezza. Ovviamente il Rettore non si è mai presentato.

Si è deciso di continuare la giornata conoscendo la presenza nel pomeriggio in pieno centro storico del Ministro Carrozza.

Ore 16. Da Palazzo Giusso un centinaio di studenti si sono mossi per le strade del centro, intenzionati a denunciare quanto successo la mattina. Dopo aver attraversato le vie del centro storico ed arrivati in prossimità del Conservatorio di S.Pietro a Majella che ospitava la terza tappa dell’incontro con il Ministro Carrozza, il corteo si è trovato di fronte ad un dispiegamento di celere che impediva il passaggio. Si è perciò ripiegati in un vicolo secondario provando a raggiungere il conservatorio salendo via San Sebastiano. Neanche il tempo di disporsi in maniera più compatta che da Piazza Bellini, abbondantemente presidiata da Carabinieri e Polizia, si è distaccato parte di un plotone di Celere con alla testa il Vice Questore Fiorillo (già noto per la direzione di un reparto di Celere durante i giorni del G8 di Genova). La carica ha costretto al ripiegamento lo spezzone. I ragazzi che si trovavano a mantenere lo striscione sono stati colpiti brutalmente dalla carica che non si è fermata neanche di fronte ad auto e passanti. Questa carica ha di fatto chiuso il momento di contestazione.

Questa giornata ci lascia una serie di considerazioni da rapportare alla fase che cercheremo di puntualizzare:

1.Lo Stato in maniera efficace riesce a servirsi di strumenti che nel corso dei decenni ne hanno garantito la continuità e tutela. Fascisti e polizia oggi hanno ribadito che uno solo è il braccio armato del Capitale.

2.C’è un fortissimo innalzamento dello scontro tra classi e un conseguente aumento del ricorso agli strumenti repressivi.

3.Come risposta all’inasprimento del livello repressivo non risulta utile lo sbigottimento o peggio ancora il vittimismo che anzi riteniamo controproducente.

4.La sopravvivenza dei percorsi di lotta deve partire dall’unità dei percorsi reali. L’accantonamento di pietose mire egemoniche, diffidenze e di particolarismi sono sola tutela in grado di far fronte al livello di scontro messo in campo dalla controparte.

5. Il casco ti salva la vita!

Studenti Federico II 
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Mensa occupata  
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LA POLIZIA IN UNIVERSITÀ, GLI STUDENTI IN MEZZO A UNA STRADA

Lunedi 6 maggio, gli studenti che occupavano e vivevano la libreria autogestita ex-cuem, situata nella sede centrale della statale di Milano, si sono trovati di fronte uno scenario di devastazione quasi lunare. Durante il weekend, l’aula era stata devastata da una squadra di tirapiedi al guinzaglio del rettore Vago, che avevano proceduto a smontare tutto ciò che si trovava al suo interno, dagli scaffali alle piastrelle del pavimento.

Ma gli occupanti e gli studenti solidali non si sono dati per vinti e, dopo un corteo interno all’università, hanno occupato una nuova auletta, dove poter continuare i propri percorsi di lotta e riappropriazione contro l’università-azienda e la mercificazione del sapere.

Ma il rettore Vago e il dirigente amministrativo Annunziata non hanno decisamente apprezzato la cosa.

Poco dopo, ben 10 blindati di polizia e carabinieri si sono dati appuntamento poco distante la statale, in piazza Santo Stefano, attendendo solo l’autorizzazione del rettore a intervenire.

Non appena ricevuta, un’ottantina di sbirri si sono precipitati, manganello in mano e casco in testa, contro gli studenti, caricandoli ripetutamente e mandandone ben 4 all’ospedale con braccia e teste rotte.Cattura

È COSÌ CHE BARONI E AZIENDE VOGLIONO LE NOSTRE UNIVERSITÀ: FUORI GLI STUDENTI E DENTRO LA POLIZIA.

Aziendalizzano quel poco che rimane dell’università pubblica – ricercando una maggiore produttività inesistente – mercificano il sapere rendendolo un altro semplice oggetto da vendere sui mercati, precarizzano il futuro lavorativo delle presenti e future generazioni, devastano i territori come gli spazi autogestiti dagli studenti, che ogni giorno si autorganizzano nelle scuole e nelle università resistendo a questo sistema di cose.

Con ogni evidenza abbiamo assaggiato una parte dei piani di ristrutturazione e aziendalizzazione che tendono a creare un’università infinitamente più classista che, lungi dal voler appianare le differenze di classe, sempre più diventa uno strumento in mano a confindustria e governi per estendere ed esasperare lo sfruttamento e l’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli.

Possiamo riassumere il tutto con la frase che un baldo operatore di polizia (vedi Sbirro infame) ha pensato di rivolgere ad una studentessa: “gli studenti devono stare fuori dall’università”.

Non abbiamo dubbi in merito a questo desiderio da parte degli organi repressivi dello stato, dei governi e, non ultimi, i consigli d’amministrazione dei nostri atenei.

Questo è un attacco che come studenti e studentesse ci riguarda tutti e tutte. È un attacco a chi autorganizza percorsi di lotta all’interno delle università, per riprendersi il diritto ad una qualità della vita e del diritto allo studio che vogliono toglierci e che ci appartiene, e che richiede una risposta collettiva e organizzata.

SOLIDARIETÀ AGLI STUDENTI E ALLE STUDENTESSE DELLA EXCUEM

RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE CI SPETTA!

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RIPRENDIAMOCI CiO’ CHE DOVREBBE ESSERE GIA’ NOSTRO!

All’interno della nostra facoltà, quotidianamente, ogni studente si trova a dover utilizzare passivamente i pochi spazi concessi.

Quante volte vi siete trovati a dover anticipare la sveglia mattutina per riuscire a trovare un posto libero in biblioteca? E quante volte, non riuscendoci, avete dovuto ripiegare per una soluzione alternativa inadeguata ed alquanto scomoda, come le scale o i finti pianerottoli? O a dover vagare all’interno della facoltà, alla ricerca disperata di un’aula vuota per una sola ora di studio?

Se è difficile trovare uno spazio anche solo per studiare, uno spazio volto invece alla socialità tra gli studenti, dove potersi confrontare e magari sviluppare un’analisi critica di ciò che ci viene propinato nelle lezioni e della realtà che viviamo tutti i giorni, non è nemmeno concepito.

Allo stesso modo, la nostra facoltà, non fornisce alcuno spazio a quelli studenti che, non potendo sostenere quotidianamente i costi di un pasto fuori casa, si trovano a dover consumare il proprio pranzo in situazioni a dir poco svantaggiose; ne allo stesso tempo è dotata di un servizio mensa, costringendoci così a rimediare il “pranzo” a prezzi elevati, data la posizione nel centro della città in cui si trova la nostra università, nei vari bar e affini dislocati all’interno e nei dintorni della facoltà.

Tutti questi disagi e disservizi però non sono casuali, bensì sono frutto da un lato dei tagli all’università pubblica, perpetuati dai vari governi succedutisi negli ultimi quindici anni, e dall’altro dalle logiche che vogliono l’università non più come luogo in cui sviluppare il proprio sapere personale e critico, ma come uno strumento assoggettato alle esigenze del mercato.

In quanto studenti vorremmo riappropriarci, almeno per una giornata, degli spazi e tempi che l’università-azienda ci toglie. Invitiamo quindi tutti gli studenti e studentesse a un’assemblea MERCOLEDÌ 8 MAGGIO alle 14.30 in cortile per confrontarci su queste problematiche e sui nostri bisogni, portando idee e contenuti per preparare insieme questa giornata di RIAPPROPRIAZIONE e LOTTA.

Parliamone assieme Mercoledi 8 maggio

pranzo sociale ore 12

assemblea in cortile ore 14

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ESTENDERE LA SOLIDARIETA’, CONTINUARE LA LOTTA

FIRENZE, PROCESSO 4 MAGGIO – 13 GIUGNO:

86 INDAGATI

Il 4 maggio del 2011 a Firenze ha inizio l’operazione di polizia coordinata dal Gip Rocchi, che portava a diverse perquisizioni ed ai primi arresti nei confronti di diversi militanti e studenti del movimento.

Un’inchiesta costruita sull’applicazione dell’associazione a delinquere alle lotte politiche e sociali a cui si sommava la contestazione di altri reati: manifestazione non autorizzata, resistenza, oltraggio, danneggiamento, occupazioni, in relazione alle mobilitazioni contro la presenza dei fascisti in città, contro la possibile apertura di un CIE in Toscana, a difesa della scuola e dell’università pubblica o durante manifestazioni di solidarietà nei confronti dei compagni coinvolti in altri processi.

Il 13 giugno, a seguito di diverse iniziative di solidarietà, il Gip dette il via alla seconda fase dell’operazione per un totale di 35 misure cautelari tra arresti -uno in carcere e gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma, con ben 86 compagni sotto processo.

Esattamente due anni dopo, il 3 maggio 2013, al tribunale di Firenze è fissata la prima udienza del primo grado del maxiprocesso contro il movimento fiorentino che vede come parte attiva al fianco dell’accusa anche le cosiddette “parti civili”: digos e polizia, Confindustria, leghisti e fascisti.

Ma come già accennato questo non è l’unico processo in corso a Firenze.

Ci sono processi che riguardano le mobilitazioni contro la guerra in Libia, contro il sottoattraversamento dell’Alta Velocità e in solidarietà con la Val Susa, altri ancora per azioni e mobilitazioni antifasciste o che riguardano la lotta per il diritto alla casa, dalle occupazioni alla difesa dagli sfratti. Alcuni di questi processi hanno già visto condanne nei vari gradi di giudizio o addirittura per decreto penale, formula per la quale la condanna è emessa direttamente durante le indagini preliminari. In alcuni casi aspettiamo a breve l’esito di nuove sentenze, altri processi invece sono appena iniziati o solo minacciati come in occasione delle recenti contestazioni studentesche al Senato Accademico contro l’entrata dei privati nel Consiglio d’Amministrazione e la presenza di Visco in Università.

Militarizzazione di interi territori come a Niscemi, a L’Aquila e in Valsusa; inchieste, processi e arresti a carico di centinaia di militanti; condanne pesanti, in un contesto di profonda desolidarizzazione, come per i fatti di Genova del 2001 e dei più recenti arresti per gli scontri del 15 ottobre a Roma con l’utilizzo del reato di devastazione e saccheggio; cariche della polizia, crumiraggio, intimidazioni, fogli di via e licenziamenti contro i lavoratori più attivi nelle lotte sui posti di lavoro e i compagni solidali con queste mobilitazioni. Questa è la situazione che abbiamo davanti in tutta Italia e di fronte alla quale non è possibile tacere. Crediamo quindi che il corteo del 4 maggio Firenze, a due anni esatti dall’inizio dell’operazione repressiva, il giorno successivo alla prima udienza del primo grado, debba essere un momento per manifestare la SOLIDARIETÀ nei confronti dei compagni coinvolti in questo processo così come in tutti gli altri, perchè la repressione non abbia la possibilità di agire nel silenzio, cercando di accrescere la consapevolezza rispetto ai meccanismi e gli strumenti che lo Stato utilizza per colpire chi sta già lottando e respingere nel “privato” tutti coloro che alle lotte si stanno avvicinando oggi, affinché nessun compagno si senta e resti solo davanti alla repressione.

FIRENZE PROCESSO

Solidarietà agli studenti fiorentini.

SOLO LA LOTTA PAGA!

LA SOLIDARIETÀ È UN’ARMA,

USIAMOLA!

 
 
 
 
Red Net  – www.red-net.it    
Assemblea Scienze Politiche
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FACEVAMO QUELLO CHE DOVEVAMO

Facoltà di Scienze Politiche – via Conservatorio, 7

MERCOLEDI’ 24 APRILE, ore 16.30 in aula 3

”FACEVAMO QUELLO CHE DOVEVAMO”

proiezione della video-intervista a Paolo Finardi, militante della Volante Rossa – Martiri Partigiani.

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La testimonianza di chi, all’indomani della Liberazione, in un periodo di guerra civile, scelse di continuare a lottare per la fine di un modello sociale basato su disuguaglianza e sfruttamento, sostenendo le lotte operaie, colpite degli attacchi e dei soprusi di fascisti e polizia.

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