DIS-UMANA Università

Fuori le aziende dagli atenei, più spazi per gli studenti

Benvenuti nell’‘Isola che non c’è’, alias Università degli Studi di Milano. Mentre vengono tagliati corsi, ridotti i servizi e aumentate le tasse agli studenti, ecco spuntare i soldi per sponsorizzare le marchette all’ennesima agenzia interinale, stavolta tale Umana.

Dicono che lo fanno per noi, per aiutarci nell’inserimento nel mondo del lavoro. Peccato che il lavoro, per noi giovani, esista solo nella testa dei baroni che organizzano queste pagliacciate! Proprio ieri è uscita la notizia che il 29 percento dei giovani è disoccupato e anche coloro che hanno la fortuna di avere un lavoro sono pagati una miseria, stretti tra stage gratuiti, contratti farlocchi e precari (come quelli proposti da Umana e le sue consorelle) e mansioni scarsamente qualificate che certamente non rispecchiano il nostro livello di istruzione.

Ma per questi baroni culi di pietra che utilizzano l’università pubblica come se fosse il loro orticello privato (vero rettore Decleva?), tutto ciò non esiste.  Dall’alto delle loro migliaia di euro mensili, ci fanno sapere che il problema siamo noi che non sappiamo utilizzare le giuste tecniche comunicative o non possediamo abbastanza ‘appeal’ per fare colpo sui selezionatori del personale. O al più, ci dicono che loro stanno facilitando i meccanismi d’incontro tra domanda e offerta di lavoro: ma che anime pie!

Crediamo che sarebbe più sensato investire tempo e denaro (per inciso, il nostro) per rinnovare realmente l’università. Per creare un’università che non si appiattisca alle necessità di bassi salari ed erosione dei diritti dettate dalle imprese, ma che al contrario sia in grado di analizzare criticamente, agendo di conseguenza sul fronte politico, perché l’economia del nostro paese non ci offra che un futuro precario, sotto-mansionato e mal pagato.

Coloro che rifiutano la sottomissione dell’università pubblica ai diktat di Confindustria, occupando spazi che hanno la funzione di essere luoghi di socialità tra gli studenti – al di fuori delle logiche di mercato che regolano l’università – sono sgomberati e denunciati, come avvenuto in questi giorni agli studenti di Scienze Politiche. Il fatto di creare spazi che colmino il vuoto di luoghi di discussione critica e collettiva, spazi liberati dai baroni e politicanti di ogni risma che da trent’anni propagandano le virtù di un mercato che nella realtà scarica i suoi effetti sopra le nostre teste, è un buon motivo per scagliare la polizia all’interno dell’università.

Le istituzioni universitarie si comportano proprio come i parlamentari che fanno finta di criticare, trattando il malcontento dei ragazzi e delle ragazze e la mancanza di spazi studenteschi come se fossero una questione di ‘ordine pubblico’. Mentre su scala nazionale si utilizza la polizia per trattare l’’emergenza rifiuti’ (Terzigno), la disoccupazione giovanile e non (Roma, 14 dicembre) e la
negligenza della politica in seguito al terremoto di L’Aquila, nelle università si usa la polizia contro gli studenti che non si rassegnano all’idea di un’università che, invece di parlare dei problemi reali, apre le porte all’ennesima agenzia interinale (sinonimo di precarietà lavorativa per tutti noi) che tenta di venderci fumo, per di più di pessima qualità.

Assemblea Studenti di scienze politiche

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