C’è chi dice che per cambiare il mondo bisogna cambiare
la scuola.
Altri dicono che la scuola cambierà soltanto se cambierà
il mondo.
Noi siamo d’accordo con
entrambi.
Come
Assemblea di Scienze Politiche, in collaborazione con altri studenti della
facoltà, abbiamo deciso di porre la nostra attenzione sul diritto allo studio. I costi diretti e indiretti dell’università sono alti e in continuo aumento: l’iscrizione costa 700
euro senza calcolare la seconda rata e le più improbabili gabole che di fatto
rendono i redditi medi inaccessibili
al diritto allo studio (soglie di reddito troppo
basse per l’inclusione nelle fasce dei beneficiari, inclusione dei redditi di
fratelli, ecc..)
Oltre i costi diretti ci sono
quelli indiretti. Si tratta di spese che l’università e lo Stato non sostengono
(cibo, trasporti, alloggi ecc.) se non in maniera marginale. I libri e il loro
costo rientrano in questa categoria e sono la contraddizione più lampante del
modello aziendalistico e di individualizzazione spinta che l’università
promuove. Iscriversi in un corso di laurea senza poi essere messi in condizioni
di apprendere è un’ipocrisia. Ormai senza troppi peli sulla lingua i vari
baroni ci dicono che noi e le nostre famiglie ci aspettiamo troppo
dall’università (vero preside Checchi?). Poi che dire della tanto decantata “meritocrazia” che tante anime pie
tirano fuori ogni volta che la pentola a pressione che si chiama università
viene scoperchiata? Fumo negli occhi
visto che alcuni hanno i mezzi per essere bravi e per gli altri… “siamo in troppi, siate comprensivi”. La cancellazione dei criteri di reddito
dall’attribuzione del diritto allo studio è la vera ipocrisia che i ministri,
di concerto con rettori e Confindustria, hanno architettato per riformare
l’università italiana.
Per queste ragioni abbiamo
deciso di portare avanti l’iniziativa Libreremo insieme a tutti coloro che per bisogno o per senso di
(in)giustizia, non vogliono più pagare per qualcosa che dovrebbe essere
accessibile a tutti. Sappiamo che contro di noi avremo interessi potenti: dai
baroni (considerati i soldi che guadagnano dai diritti di proprietà sui libri)
a coloro che hanno fatto della vendita di testi dentro le facoltà un vero e proprio business.
Senza fini di lucro e senza
pretese di costituire un “servizio” alternativo abbiamo scelto di diffondere
gratuitamente libri di testo -e non solo- dei corsi che frequentiamo. La nostra
è una scelta politica concreta che
vuole affrontare il problema alla sua radice.
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Assemblea Studenti Scienze Politiche –
www.spomilano.noblogs.org
Libreremo -Spazio di condivisione per
la circolazione dei saperi e il diritto allo studio-
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