Un anno dall’operazione “piombo fuso”. Un massacro commesso nei confronti del popolo Palestinese nella Striscia di Gaza

il vero muro del pianto

Il 27 dicembre 2008 i cieli di Gaza si riempivano
di scie bianche luminose: incominciava "Piombo Fuso", una delle più
sanguinose operazioni militari che il criminale stato d’Israele abbia mai
condotto contro il popolo di Palestina. Quelle scie nel cielo erano le bombe al
fosforo bianco usate deliberatamente dall’aviazione israeliana contro la
popolazione civile. A questi primi feroci bombardamenti segue, il 3 gennaio
2009, l’invasione di terra che continua a seminare morte e distruzione.

 

Tutti i fidi sostenitori dei sionisti correvano a
censurare le immagini provenienti dalla Striscia, a tentare di nascondere ai
nostri occhi quali orribili barbarie venivano commesse, condannando a parole
ogni forma di violenza, proprio mentre restavano fermi per dare a Israele il
tempo di colpire… Continuando a raccontarci che Israele si stava solo
difendendo da Hamas e dai suoi razzi Quassam – senza precisare che questi
razzi, forma disperata di resistenza contro l’occupazione militare della
propria terra, negli ultimi otto anni avevano fatto all’incirca 15 morti
israeliani, contro le migliaia di palestinesi morti e feriti nello stesso
periodo, senza contare i quasi 1500 palestinesi barbaramente uccisi e i 5.000
feriti solamente nei 21 giorni dell’operazione…

 

Mentre i governi imperialisti di tutto il mondo
chiudevano gli occhi (e chi, come i carabinieri italiani, anche il valico di
Rafah, contribuendo ad imprigionare la popolazione di Gaza sotto i
bombardamenti), forti erano anche le proteste: a Roma un corteo di più di
100.000 persone attraversava le strade della città per chiedere la fine
dell’aggressione israeliana, ad Astakos i compagni greci bloccavano una nave
carica di armi diretta in Israele, nel Regno Unito si occupavano le facoltà,
mentre tutto il mondo arabo scendeva in piazza venendo brutalmente represso dai
regimi collaborazionisti.

 

In quei giorni di massacro furono palesi le
politiche genocide dell’imperialismo sionista, che da 61 anni occupa la terra
di Palestina perpetrando una sistematica e scientifica strage del suo popolo.
Genocide sì: perché alle fasi di attacco “diretto” con azioni militari
indiscriminate (bombardamento di scuole, moschee, edifici ONU…), e con armi
non convenzionali (bombe al fosforo, bombe DIME, uranio impoverito – strumenti
di morte che provocano mutilazioni, malattie a lungo termine, o che devastano
il territorio, contaminando persino le falde acquifere…), si aggiunge
l’occupazione e l’embargo, un’opera di stermino quotidiano, fatta di lutto,
miseria, disoccupazione, checkpoint, assassini mirati, raid notturni, sindromi
post-traumatiche, depressioni, suicidi, uso di sostanze stupefacenti per
sopportare la realtà…

 

Oggi, ad un anno dalla strage di mano israeliana e
complicità occidentale, noi non vogliamo soltanto ricordare: vogliamo anche far
ricordare ai sionisti e ai loro sponsor italiani che la rabbia è ancora viva,
che il fuoco della resistenza del popolo palestinese brucia più del loro
fosforo. Che non ci rassegneremo a considerare la Palestina un’emergenza
umanitaria, ma una questione politica che richiede tutto il nostro impegno,
convinti come siamo che non ci potrà mai essere nessuna pace, in Palestina e
nel mondo intero, se prima non ci sarà giustizia!

Assemblea Studenti di Scienze Politiche (Mi), Collettivo Autorganizzato Universitario (Na), Collettivo Politico Scienze Politiche (Fi), Collettivo Lavori in Corso (Rm), Politecnico 09 (Bo),Collettivo 20 Luglio (Pa), Coordinamento il Policlinico (Na), Resistenza Universitaria-Laboratorio Politico della Sapienza (Rm), Rete Studenti (Sa)

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