La prostituzione dell’università pubblica

Parole d’ordine come Autonomia, valutazione, merito sono usate dal governo per descrivere questo decreto legge

fatto di illusorie quanto pericolose promesse. Infatti, l’autonomia è intesa come assenza di legame con la sfera pubblica (pubblica, non statale) se non tramite il filtro-guida del settore privato. La valutazione si fonda sulla competitività che le scienze offerte dagli atenei possano avere alla pari di un qualsiasi servizio che il mercato offre. Per merito s’intende non quanto bravi sono gli studenti, ma la capacità dell’azienda (università) di gestire ogni studente come un costo, concorrenziale ad altri costi (studenti). Maggiore la capacità, maggiori i finanziamenti. E se gli studenti non concorrono … pazienza per loro si faranno atenei di serie B. Così si sostanzia il decreto legge 133, ultimo attacco all’Università dal duetto Tremonti-Gelmini e segna l’ennesimo (ed enorme) passo verso l’adeguamento definitivo degli atenei, a luoghi di produzione di lavoro dequalificato e a basso costo per le imprese.

 

Detto questo, occorre qualche precisazione.

Vi sono infatti vari comunicati e volantini pieni di richiami a grandi unioni tra tutte le figure che popolano il mondo universitario (dagli studenti ai professori, passando per i lavoratori e i ricercatori), in nome della difesa dell’Università pubblica e dei fondi che lo Stato le riversa; ma già ora questi fondi per cosa vengono utilizzati? Non certo per soddisfare le vere esigenze degli studenti (alloggi per i fuori sede, mense, libri, aule, spazi). È molto strano che gli stessi che finora si sono preoccupati solamente di massimizzare i loro profitti personali e di salvaguardare e riprodurre la loro casta tramite fondi statali e finanziamenti privati, proprio ora si interessino all’ università come bene pubblico, all’apprendimento dei “loro” studenti o alle condizioni dei lavoratori ad essi subordinati.

Non riponiamo alcuna fiducia nei confronti di chi ci insegna a essere pronti al precariato e allo sfruttamento, anche se in questo momento recita il ruolo di difensore dell’istruzione pubblica.

Intanto migliaia di studenti si ritrovano oggi con corsi rigidi senza una minima possibilità di scelta ed esami a raffica, per poi svegliarsi bruscamente un domani e scoprire che la società della conoscenza basata sul capitale umano (termine tanto caro ai Tremonti-Gelmini quanto a certi docenti) è una grandissima presa in giro, funzionale alla nostra precarizzazione e ulteriore deprezzamento come forza lavoro.
L’obiettivo è quello di scardinare questo meccanismo fatto di riforme e decreti legge e che riporta gli interessi esclusivi del mercato/aziende all’interno delle nostre facoltà, feudi di baroni e degli interessi di una esigua minoranza. Questo perché le presupposte esigenze culturali (e quindi l’attuale organizzazione degli studi) sono incocciliabili con la possibilità di un’istruzione ‘svincolata’, critica, che non sia un soffocante meccanismo di riproduzione economica e controllo sociale.

Assemblea Studenti Scienze Politiche
scienzepolitichemilano@inventati.org

 

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